Estero

La Lega diventa Nazionale, Bossi alza il dito medio, applausi alla favola che illuse

Milano, Congresso Nazionale della Lega. Ultimo, forse. Un artigiano campano si avvicina a Matteo Salvini e gli regala un presepe (bellissimo) fatto a mano. Salvini lo appoggia sul podio per tutta la durata del Congresso, quel congresso in cui si sancisce de facto la morte della Lega Nord e la nascita (già di per sé attuata) della Lega Nazionale. Calcio? Italia? Non si sa, di certo quel che accomuna i militanti non è più l’entusiasmo di un tempo, quanto piuttosto la foga nel conquistare…. Dio solo sa cosa. O forse lo sanno tutti. Il partito nato con Roma Ladrona, proseguito con Prima il Nord, avviato con Prima gli Italiani, cambia il benedetto statuto che sanci(va) l’Indipendenza della Padania. Ma Bossi non ci sta. Ed i suoi (pochi) seguaci, promettono una (fievole) battaglia contro il cambio dello statuto e l’uso dei simboli “storici” della Lega Nord. Come l’Alberto da Giussano, per esempio. Ma a Roma ne hanno già fatto uno con la scritta SPQR. 

“Questo è il partito nazionale dei popoli del Nord” inizia così il discorso di Umberto Bossi dal palco del Congresso della Lega, da Milano. “qualcuno mi chiede se sia il funerale della Lega Nord… col ca…o che questo è il funerale della Lega!” e alza (lo storico) dito medio.  Molti applausi, forse più di emphasis che di approvazione. La Lega è finita, costa ammetterlo. Morta, sommersa dalle macerie di una destra che tutto ha ottenuto e tutto ha poi perduto.

Salvini aveva ottenuto il governo per i suoi, il ministero per sé: non gli bastava. Prima ha approvato il reddito di cittadinanza piegando il collo dinanzi a Di Maio, poi il governo è imploso per dissapori infantilmente insanati ed ora… hai un bel sognare nuove elezioni! Dovresti conoscerli, i tuoi colleghi, così attaccati, come si suol dire, a Roma e alla poltrona. Nessuno escluso. E per chi la perde, le nuove elezioni per riprendersela saranno agognatissime.

Si spera nell’Emilia Romagna, nello scontro finale Borgonzoni – Bonaccini, ancora una volta, Lega (e centro destra) contro il PD.  Uno scontro visto e rivisto, il cui esito è sì incerto, ma anche con una regione in più il governo non sarà più tuo: i più furbi se lo tengono.

La giornata di ieri è stata “l’inizio di un bellissimo percorso” ha commentato Salvini. “Siamo noi che concediamo” ha voluto illudersi Bossi. E Calderoli esulta per “i due terzi dell’elettorato al centro sud”.

Chissà come andranno le regionali al centro nord. Da una parte, si deve pur perdere.

Relatore

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