Solo ora, infatti, il mondo occidentale si è accorto di quante vite sono state spezzate, cadute in battaglia, per frenare l’avanzata islamica dell’Isis, che ora Erdogan rievoca, finanziando, per riprendere il suo massacro.
Asia era nata nel 1996. Era entrata nel Women’s Protection Units ad appena 18 anni, nel 2014, per combattere, assieme alle altre donne curde, l’avanzata dell’orrido stato islamico che ultimamente aveva perso terreno ma che Erdogan ha reclutato.
Per molti i curdi sono un popolo “tradito dall’Occidente”, il quale sta a guardare mentre la Turchia massacra il popolo curdo in Siria. La Turchia del “sultano” Erdogan vuole estendere i suoi confini sino alla Siria, ma resta, come roccaforte all’islamismo turco, il progressismo di Assad e le truppe di Mosca, stanziate al confine.
Sotto la falsa maschera della lotta al terrorismo “curdo” e “jihadista”, Erdogan marciò già nel 2016 (nella battaglia in cui morì appunto Asia) e nel 2018, in realtà colpendo i curdi e finanziando gli jihadisti, come ora, un anno dopo l aseconda spedizione, la Turchia dimostra.
2.500 sono i prigionieri dell’Isis in mano Curda che potrebbero passare nelle mani turche, che li libererebbero, usandoli come propria arma.
Allora, il sacrificio di Asia e di quelli come lei, sarebbe sì stato vano. Con l’Europa, che sta a guardare.
In foto, Asia, nata nel ’96 e scomparsa nel 2016 e un combattente curdo.
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