La decisione è attesa a breve, questione di giorni, e un Sì sembra più probabile di un No.
Ricordiamo che l’accordo concluso tra Lega e UDC prevede un candidato unico di area (il meglio piazzato) al secondo turno.
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PENSIERO DEL GIORNO
Tratto da un’intervista pubblicata giovedì scorso dal Mattinonline
Un argomento di cui si discute continuamente sono i rapporti con l’UE, argomento ancora più delicato in questo periodo con l’avvicinarsi della firma all’Accordo quadro (o una sua improbabile rinuncia). Secondo lei, la Svizzera sta difendendo bene i suoi interessi nei confronti di Bruxelles, o potrebbe fare meglio?
Occorre premettere che la negoziazione di accordi internazionali è sempre difficile, difficoltà che aumenta sicuramente tanto più il Paese è importante dal punto di vista economico e del suo peso internazionale e ciò per il semplice fatto che ogni Paese, a giusto titolo, fa i suoi interessi senza guardare tanto in faccia agli altri. Ciò non è invece il caso per la Svizzera, la quale cerca sempre una soluzione equa, nel senso che si pone troppo spesso nella posizione di dar seguito alle rivendicazioni della controparte.
Con più una controparte è arrogante, inaffidabile e con prospettive incerte come lo è l’UE, tanto più occorre dimostrare fermezza, decisione, non cedere ai ricatti, saper dire di no tutte le volte che serve, rispedire al mittente le provocazioni e avere la fantasia di cercare soluzioni alternative con altri Stati che apprezzano di più le peculiarità svizzere. In conclusione, pur ammettendo una situazione negoziale in un clima difficile, la Svizzera ha difeso molto male i suoi interessi nell’ambito della negoziazione con l’UE.
Il Consiglio federale ha abdicato al suo ruolo politico di mettere dei paletti ai negoziatori e di comunicare i punti imprescindibili in modo chiaro sin dall’inizio. Per la fregola di voler trovare un accordo, sotto la pressione della grande industria che condiziona fortemente l’operato dei partiti di centro PLR e PPD, i referenti politici di tali partiti hanno dato l’indicazione ai negoziatori, come lo hanno fatto i socialisti, di chiudere un accordo a qualsiasi costo. Operazione negoziale iniziata male e che sta terminando peggio.
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