Sempre più tesa la situazione a Hong Kong dove la polizia ha cominciato a usare proiettili di gomma e lacrimogeni sui manifestanti che protestano contro il disegno di legge che prevede la possibilità di estradizione in Cina dei sospetti criminali. La legge si estenderebbe addirittura ai visitatori del paese sospettati di crimini.

Il sistema giudiziario cinese è considerato poco trasparente e il timore dei cittadini di Hong Kong è che l’obiettivo reale dei governo cinese sia quello di riportare in patria i dissidenti politici scappati a Hong Kong. Gli scontri tra i cittadini e le forze dell’ordine hanno provocato nella giornata di ieri il ferimento di 79 persone di età compresa tra i 15 e i 66 anni, tra cui 22 agenti di polizia. Due feriti si trovano in gravi condizioni.

Secondo la governatrice Carrie Lam, considerata pro-Pechino, si tratta di rivolte organizzate “inaccettabili per qualunque società civilizzata” e ha espresso la sua volontà di non ritirare per nessuna ragione la legge che al momento si trova alla seconda lettura. Ma anche i manifestanti non hanno nessuna intenzione di arrendersi. “Quando si ha di fronte ignoranza, disprezzo e soppressione, noi saremo ancora più forti, ci sarà soltanto più gente a Hong Kong” ha annunciato Jimmy Shan del gruppo Civil Human Rights Front. Fino ad ora la polizia ha arrestato 11 manifestanti che si erano radunati intorno al parlamento. Dovranno rispondere ad accuse di disordine e rivolta e potrebbero rischiare fino a 10 anni di prigione.

Nonostante nella giornata di oggi sia tornata la calma, potrebbe essere quella prima della tempesta e le polemiche sugli scontri non si placano. Fortemente criticata l’azione della polizia, considerata troppo violenta: per la prima volta nella storia del paese sono stati usati dei proiettili di gomma contro i civili. Le critiche sono state mosse soprattutto dal presidente del Partito Democratico Wu Chi-wai. “La maggior parte delle persone erano giovani disarmati” ha commentato.

Finalmente è arrivata una reazione anche da parte dagli Stati Uniti. Se Donald Trump si è limitato a commentare in modo piuttosto bando la questione dichiarando che secondo lui le due parti possono risolvere la questione, la speaker della camera dei rappresentati Nancy Pelosi ha sottolineato che il il Congresso prenderà in considerazione la possibilità di negare ad Hong Kong lo status speciale di cui gode livello economico. La dichiarazione ha suscitato l’immediata reazione di Pechino che ha intimato a Washington di non intromettersi negli affari interni. Della Cina.