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Family Day | Verona, la città dell’amore e dell’odio (e dell’ignoranza dei contestatori)

Odio è l’emblematica parola degna di spiegare la giornata del Family Day riunitosi a Verona. L’Odio da parte dei contestatori, che con scritte oscene sui cartelli rinnegano il ruolo della donna e dell’uomo, i valori della famiglia, della maternità e della paternità. Con le loro pagliacciate, i contestatori non rinnegano solo tutto ciò: bensì anche i diritti civili conquistati dagli omosessuali e i diritti all’aborto di donne che soffrono. Partiamo dall’odio degli antagonisti, in quest’analisi, poiché, diciamocelo, i diritti civili ci sono, la legge 194, con le sue mille e disperate polemiche, (troppo delicate per essere qui sconfessate o incentivate), pure. Perché, allora, muoversi in massa, in mise improponibili, per gridare odio contro chi non la pensa come loro? Perché odiare chi si ritiene tradizionalista? Perché imporre la propria visione multigender astorica e immorale?

Una vignetta “storica” di Alfio Krancic.

Persone omosessuali hanno brillato nel campo della scienza e delle arti, eppure mai hanno pensato simili oscenità. I contestatori, invece, ostinandosi a passare come “diversi” odiano i diversi da loro, ovvero coloro che ancora credono nella famiglia. Perché rinnegare il nucleo da dove veniamo, in nome della violenza domestica, degli orridi femminicidi, non ha senso. Tutti le efferatezze compiute all’interno delle famiglie (abusi, violenze, uccisioni) si estirpano solo attraverso pene severe, non attraverso la negazione della famiglia stessa.

La Boldrini balla in piazza a Verona. I Cartelli dei manifestanti, invece, per il bon ton della nostra linea, preferiamo non mostrarveli.

L’ignoranza dei contestatori si espone poi nell’abuso della parola “Medioevo”. Cosa non vi torna del Medioevo, come epoca di civiltà e cultura, conservazione della classicità, nonché invenzione di nuove scoperte? Chartres, Venezia, Parigi, Carcassonne, Bologna, Milano, Parma, Lucca, Volterra, Palermo (mi scuso per le altre che non cito), non brillano tutte per splendide cattedrali costruite nel Medioevo? E Medioevo, a detta dei contestatori, sarebbe un insulto. Per calmarsi, potrebbero leggere LeGoff.

L’amore, infine, di Giulietta e Romeo. Era proprio inevitabile gettare la città dell’amore poetico (e mitizzato) nonché tragico, drammatico, al centro di una polemica così volgare e insensata?

Ha fatto discutere un gadget a forma di feto. La scritta che lo accompagnava era “l’aborto ferma un cuore che batte.” Un dato insindacabile, in fondo. Ma cosa c’è dietro una tale dolorosissima scelta? Quando leggerezza e irresponsabilità, e quando invece drammatica necessità? Sempre che di necessità sia concesso parlare, poiché il fanatismo è in fondo da ambedue le parti.

CF

Relatore

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