Estero

Il caso giuridico del cardinale George Pell

 

Il cardinale George Pell, è stato dichiarato colpevole di abusi sessuali su minori, ma un appello potrebbe vedere la sua condanna ribaltata.

Lo standard delle prove attualmente applicato nelle indagini della Chiesa cattolica sui presunti abusi sessuali da parte del clero, è molto basso. Un crimine sessuale non ha testimoni tranne la vittima e l’autore. Inoltre, quando la vittima è un bambino è suscettibile ad essere sopraffatta dalla paura e ansia che conduce a confusione e persino a sensi di colpa. Di conseguenza, a volte passano anni, anche decenni, prima che il crimine venga denunciato, aumentando in questo modo le difficoltà di provare l’accusa.

Un’accusa in questi casi, si riduce spesso alla mera testimonianza della vittima, alla sua parola contro quella dell’imputato. La natura del presunto crimine è tale che nella maggioranza dei casi la vittima non è in grado di sostenere uno standard probatorio più elevato. Una presunzione di innocenza fino a quando la prova di colpevolezza non viene stabilita oltre ogni ragionevole dubbio è sufficiente per far sì che né il sistema legale della Chiesa né quello dello Stato sia in grado di condannare il criminale.

Dal momento che le notizie del processo del cardinale Pell sono state rese pubbliche, sono state sollevate alcune domande riguardo alle prove invocate per condannarlo. I suoi avvocati hanno depositato alla Corte d’Appello tre motivi per il ricorso dopo la condanna del giudice.

Alcuni hanno sottolineato che già un precedente processo contro il cardinale Pell non è stato in grado di raggiungere una decisione unanime sul fatto che fosse colpevole, portando a un errore la prima volta che il caso è stato ascoltato nel principale tribunale con giurisdizione penale di Melbourne.

Una decisione del tribunale viene considerata unanime quando c’è un solo giurato che non è d’accordo, ma ne bastano due, su un totale di 12, in disaccordo per ottenere il verdetto di non colpevolezza.

“Nessuno ti crederebbe”, detto dall’aggressore alla sua vittima per scoraggiarlo, è un passaggio ricorrente nella testimonianza delle vittime che affermano di essere state maltrattate da un prete quando erano bambini. Servirebbero maggiori prove, anche per non far cadere la Chiesa nell’errore di presumere la falsità di un’accusa contro il prete e cadere dunque nella compiacenza per la possibilità che l’accusa sia falsa.

Uno dei motivi del ricorso si basa sul fatto che è irragionevole accusare Pell sulla base della testimonianza di una vittima, e l’avvocato difensore sostiene inoltre che c’è stata una irregolarità fondamentale nel processo, perché il cardinale Pell non è stato in grado di inserire una dichiarazione di non colpevolezza davanti alla giuria. Se l’unica prova contro il cardinale Pell è quella che si legge dai giornali, le circostanze dei crimini di cui è accusato saranno ritenute improbabili.

Un caso difficile, perché le corti di appello non amano valutare la credibilità. La credibilità viene valutata dalla giuria, e anche se i giudici raggiungono una decisione diversa, potrebbero chiedersi perché la loro opinione dovrebbe prevalere a quella dei 12 membri della giuria.

Comunque andrà per il ricorso, mentre la Corte d’appello potrebbe anche trovarlo non colpevole, nella corte dell’opinione pubblica, pesantemente contro di lui, potrebbe non essere mai scagionato

MK

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