L’assemblea generale delle Nazioni Unite ha ratificato con una grande maggioranza il patto per la cooperazione internazionale per una migrazione sicura.
Marc Pecsteen, rappresentante permanente alle NU del Belgio, ha votato a favore sottolineando che l’accordo denominato Global Compact non ha nessun carattere vincolante e rispetta la sovranità degli Stati membri delle Nazioni Unite. Questo ha portato all’origine della crisi dell’esecutivo in Belgio causando la rottura definitiva della coalizione di governo.
Pecsteen ha insistito molto sul carattere non vincolante del patto ONU, ma a nulla è valsa la sua giustificazione. Le divergenze della coalizione hanno portato al crollo del governo e alle dimissioni del premier belga Charles Michel, uno dei leader del partito liberale francofono.
Michel aveva perso l’appoggio del partito nazionalista fiammingo N-VA (Nuova Alleanza Fiamminga) il più grande partito della sua coalizione, già all’inizio del mese quando aveva detto di non poter accettare l’accordo dell’ONU affermando che si sarebbero aperte le porte ad una maggiore migrazione.
Domenica scorsa, migliaia di persone sono scese a Bruxelles per protestare contro il patto. Una manifestazione indetta dai partiti di destra alla quale, secondo la polizia, hanno partecipato circa 5500 persone marciando nel distretto che ospita le principali istituzioni dell’Unione Europea. La polizia belga è dovuta anche intervenire con gas lacrimogeni e cannoni d’acqua visto i tafferugli che sono scoppiati durante la manifestazione. Alcuni striscioni contenevano slogan del tipo: “la nostra gente viene prima” e “ne abbiamo abbastanza, dobbiamo chiudere i confini”. Uno “sfondo” già visto nello scenario europeo.
Charles Michel è diventato l’ultima vittima politica delle conseguenze della crisi migratoria europea.
Ha tentato di ottenere il sostegno dei partiti di opposizione di sinistra per cercare di continuare a governare fino alle elezioni parlamentari previste a maggio, ma i socialisti e i verdi hanno invece presentato una mozione di sfiducia del suo governo perché non più in grado di prendere una decisione. Prima del voto di questa mozione, il premier si è recato dal re Philippe presentando le sue dimissioni,
Il Belgio dunque dovrà in tempi brevi eleggere un nuovo premier visto la vicinanza delle elezioni di maggio prossimo. Un momento delicato per il paese in cui molti cittadini, anche se non favorevoli al governo di Michel, riconoscono un problema nel fatto che si sia dimesso proprio ora vicino alle elezioni perché convinti che gli estremisti di destra e il populismo guadagneranno terreno. In sostanza un bene per il partito fiammingo di destra.
Non sarà facile trovare una soluzione veloce per il re Philippe che ha ripreso le sue consultazioni con i presidenti dei partiti politici. Da una parte potrebbe anche rifiutare le dimissioni del primo ministro, ma questa ipotesi porterebbe ad una mozione di sfiducia nel Parlamento contro il Governo delle minoranze, dall’altra potrebbe indire le elezioni anticipate, ma sembra improbabile. Solo il partito N-VA, il partito populista di destra Vlaams Belang e il Partito Popolare di centro destra, vogliono andare alle urne prima delle elezioni regionali ed europee.
Se il re accetterà le dimissioni e il parlamento non sarà sciolto, la coalizione di minoranza composta dal partito cristiano moderato Movimento Riformatore, dai cristiani democratici del partito Christen-Democratisch en Vlaams e dal partito conservatore liberale Open VLD, proseguirà negli affari correnti con una amministrazione provvisoria e il parlamento continuerà il suo lavoro fino alla metà di aprile prima di scioglierlo come richiesto 40 giorni prima delle elezioni.
Un governo degli affari correnti dovrà gestire con molta prudenza lo Stato, eseguire decisioni che sono state già approvate, ma senza impegnarsi in nuove politiche. Per il bilancio 2019, senza maggioranza parlamentare si deve prevedere una modifica alla legge finanziaria per consentire le spese più urgenti nei prossimi mesi.
Se non si dovesse raggiungere nessuna intesa ed esserci le elezioni anticipate, il Belgio rischierebbe di trovarsi in una stagnazione per tutto il 2019. Una normalità orami in Europa, soprattutto in Belgio che detiene il record di 541 giorni di senza governo.
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