
Un monito per le future generazioni? Forse, o solo un esempio per i contemporanei di qualsiasi epoca e nazionalità.
E se a Milano, in mostra, come recita il comunicato stampa “[…]ci sono i dipinti dei maggiori interpreti della pittura romantica: Francesco Hayez, Giuseppe Molteni, Giovanni Carnovali detto Il Piccio, Massimo d’Azeglio, Giovanni Migliara, Angelo Inganni, Giuseppe e Carlo Canella, Ippolito Caffi, Salvatore Fergola, Giacinto Gigante, Pitloo, Domenico Girolamo Induno”. Sono le sculture a stupire, maestri come Lorenzo Bartolini, Pietro Tenerani e Vincenzo Vela. “[…]Non mancano anche i grandi artisti di diversa nazionalità”, attivi in Italia in quel periodo (non si dimentichi l’importanza Europea dei Grand Tour nella formazione dei giovani), “ecco quindi Caspar David Friedrich, Franz Ludwig Catel, Jean-Baptiste Camille Corot, William Turner, Friedrich von Amerling, Ferdinand Georg Waldmüller, Karl Pavlovič Brjullov” e che permettono nell’interessante percorso espositivo, di approfondire “le relazioni intercorse tra il Romanticismo italiano e quello europeo”. Nella mostra di Novara invece, a cura di Sergio Rebora ed Elisabetta Staudacher, affiancati dal comitato scientifico (Luisa Martorelli, Fernando Mazzocca e Aurora Scotti Tosini) è la rappresentazione di quel mondo a colpire. Una mostra organizzata da METS Percorsi d’arte in collaborazione con la Fondazione Castello di Novara, col patrocinio della Regione Piemonte e del Comune di Novara, con il sostegno di Banco BPM (main sponsor) e di Fondazione CRT. La mostra infatti, si propone come un lungo itinerario di “sintesi”, di circa 80 capolavori tra cultura e scultura tra cui: Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Giovanni Fattori, Carlo Fornara, Domenico e Gerolamo Induno, Silvestro Lega, Angelo Morbelli, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Giovanni Segantini, Federico Zandomeneghi, e come recita il comunicato stampa “che testimonia l’importanza storica del fenomeno del collezionismo nello sviluppo delle arti in Italia, dall’Unità nazionale ai primi anni del Novecento”.
L’arte quindi che diventa espressione di un mondo, di autenticità. di storia.

Sull’esempio della Francia (Goupil) e dell’Inghilterra (Dowdeswell, Colnaghi, Pisani), in questi anni nasce anche in Italia il mercato dell’arte organizzato in empori e in gallerie, come quella fondata a Milano negli anni settanta del XIX secolo dai fratelli Vittore e Alberto Grubicy – forse la più significativa sul territorio nazionale – che orienta i collezionisti nelle loro scelte e nella composizione delle loro raccolte”. Due mostre quindi profondamente differenti ma con l’unico filo conduttore di presentare una società in evoluzione e che di lì a poco, sarebbe stata spazzata via dagli orrori della prima guerra mondiale, così differente da tutte le altre perchè figlia di un nuovo modo di essere, vivere e sentire […]”. Vedere quindi queste mostre significa quindi compiere un viaggio nella storia Italiana a ritroso e comprendere forse, anche meglio la storia contemporanea, per percepire quel senso forte di “italianità”che altro non è che essere “arbitri del proprio destino”. Da segnalare il bel catalogo che accompagna la mostra di Novara, edizioni METS Percorsi d’arte con testi dei curatori e molto materiale e schede storico-critiche create da grandi protagonisti del settore.
Cristina T. Chiochia