Una apparente familiarità. Ecco come Hopper irrompe nella vita di uno scrittore per nulla improvvisato ovvero quel Michele Mozzati, classe 1950, che è anche autore tv e teatrale (co-direttore dell’agenda Smemoranda, autore di trasmissioni italiane celebri o di successo due per tutte Drive In e Zelig e che forma con l’amico Vignali, il duo “Gino e Michele” con cui è autore delle celebri antologie di battute). Paradigmatico del suo lavoro su Hopper ciò di cui lui stesso dice nel suo nuovo libro editor da Skira Editore dal titolo “Silenzi e Stanze” uscito il mese scorso in Italia :”sono sempre stato un batterista, un solista del rumore, ma la musica è un’altra cosa. Il batterista nasce Maestrale e finisce Föhn, un vento inutile e fastidioso.
Michele Mozzati, per la seconda volta (suo infatti quel “Luce con muri” sempre edito da Skira Editore ed uscito due anni fa, dove racconta storie sempre ispirate da Hopper) è lì; fa suo il suo modo di intendere il palcoscenico, per far vibrare il “suo Hopper” ed il suo mondo di rifemento, in particolare interpretandolo in tanti momenti diversi, attraverso il rapporto dell’artista americano con la moglie musa-modella per esempio, facendo fantasticare in questo modo il lettore ed il pubblico, raccontando loro una storia, per il gusto di farlo come tutti facciamo, per il gusto di viverla. Racconti di strade silenziose, luci al neon e vuoti esistenziali evocati e che rendono sicuramente più familiare l’opera pittorica di Hopper, a misura di “lettore”. E, concludendo, per citare Hopper stesso a proposito dell’opera “Office at Night” per quel gusto di raccontare così insito delle sue opere che gli ha fatto dire: “[….]se proprio deve raccontare una storia spero che non sia banale, non è questo il mio intento”.
Cristina T. Chiochia
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