Assistiamo sempre più in Europa a quello che succede nel mondo, ed anche a casa nostra, senza però prenderne parte .

C’è una grossa notizia di questi giorni che passa quasi inosservata, parlo per la stampa italiana. Da mesi la Polonia insiste con Washington per convincere il Pentagono a stabilire una base militare americana in territorio polacco.

Durante la recente visita del Presidente polacco Andrzej Duda negli USA, il punto chiave dell’incontro con Trump è stato la richiesta di una base militare in territorio polacco.  Ha proposto di intitolare l’eventuale insediamento  “Fort Trump” (per solleticare le sue ambizioni )  e, cosa più importante, di pagare la permanenza militare con un compenso tra 1,5 – 2,0 miliardi di dollari annui.

Per i polacchi, dopo gli eventi ucraini, la preoccupazione e l’avversione verso la Russia è evidentemente tale, al punto di gravarsi di impegni finanziari importanti e di sfidare Putin con una decisione ostile: decisamente di sfida.

Ricordiamo peraltro che dopo la caduta del muro, nel 1997, Nato e Russia firmarono un trattato in cui si escludeva tassativamente che l’Alleanza Atlantica stabilisse basi sostanziali in qualsiasi dei paesi ex-blocco sovietico. La decisione polacca ed eventualmente quella di Washington sarebbero di fatto in collisione con tale principio che diminuirebbe gli spazi di difesa russi di 1.000 chilometri: una mossa di certo destabilizzante e sgraditissima a Mosca.

Trump si è pronunciato positivamente ma dovrà però  ottenere il placet del Congresso e del Pentagono dove ci sono perplessità. Sarebbe, in caso positivo, una decisione forte. Mettere “boots on the ground” (gli stivali militari sul territorio), sarebbe  una decisione importante, sebbene stazionino in Polonia già 4.000 soldati a stelle e strisce nell’ambito del contingente NATO.

È evidente da quanto sopra che siamo di fronte ad una decisione rilevante non solo per la Polonia, ma anche per gli altri stati  membri della UE. Cosa che non risulterebbe percepita. È la conferma che l’Unione è in un momento di “bassa marea” e di grave debolezza. Dominata da un’inutile e ridondante burocrazia che si dedica più a dettare norme sulla misura delle vongole che altro e che è priva di una visione strategica per noi europei.

Incomprensibile risulterebbe anche una decisione positiva americana; non basta la Nato? Posizione sulla quale noi europei dovremmo seriamente discutere… E non dovremmo essere noi europei a guardarci da eventuali minacce senza essere più i nipoti protetti dello “zio Sam”?

L’evidenza è che gli USA non sono più in grado di offrire la Pax Americana al mondo  e di esserne il suo poliziotto. La “ pace americana” nata alla  metà del secolo scorso era  il risultato di una situazione estrema , i postumi della  seconda guerra mondiale. Gli Stati Uniti erano allora  nel pieno vigore delle loro forze. La loro economia era un terzo di quella mondiale (oggi un quinto). Era un mondo bipolare: oggi è multipolare e multicentrico.

Avevano assicurato  la rinascita del Giappone e messo in sicurezza  l’Europa.  Al contrario, oggi gli USA non hanno più la forza di assicurare la pace nel mondo. In una situazione di “declino” e di “esaurimento a casa”, la decisione da prendere negli ultimi anni doveva essere  quella di pensare all’interesse nazionale prima di tutto e mettere gli idealismi da parte.

Ciò spiega Trump: lo hanno votato per rimettere il paese sulla strada giusta.  L’attuale Presidente  alcune cose le fa veramente male, ma la base del suo ragionamento, rimettere in sesto un paese in forte declino, non fa una piega.
È tempo ora di  riportare  l’America ad essere un “paese  normale” e non solo la prima economia al mondo con sempre più poveri. I suoi successori, magari con più calma e razionalità di lui, non potranno che continuare sulla via che ha  intrapreso:   “rendere l’America normale”…

Il problema piuttosto è nostro : silenziosi  lasciamo che USA e Russia facciano il  loro gioco e rimaniamo intanto  solo spettatori inermi e ignoranti (non informati).

Vittorio Volpi