Scuola Grande della Misericordia, sino al 22 novembre Sestriere Canareggio, 3599 30121 Venezia
Antonio Canova (Possagno 1757 – Venezia 1822) scolpì nel marmo la Storia d’Europa. Dai Bonapartidi agli Asburgo, eternò nella pietra i volti caldi e le anime inquiete di quel Bell’Ottocento che tra endecasillabi perfetti e fumo di cannoni, amarono, combatterono, vissero.
Magister Canova è il titolo della mostra, curata da Luca Mazzieri con la partecipazione straordinaria di Fabrizio Plessi e realizzata con un Comitato Scientifico, con la Fondazione Canova Gypsoteca e Museo Antonio Canova di Possagno. All’ingresso una colossale riproduzione del bel volto marmoreo del Canova stesso (il celebre busto – autoritratto) accoglie il visitatore facendo sì che egli penetri in un’atmosfera totalmente nuova, eppur arcaica, nelle corde profonde dell’animo.
Luce soffusa e splendida musica del violinista contemporaneo Giovanni Solima, narrazione teatralmente intesa dalla voce intensa di Adriano Giannni, sono gli elementi che guidano lo spettatore in questa mostra decisamente fuori dagli schemi.
Non un’opera, non un dipinto, è tutto multimediale: sui megaschermi vengono proiettate le opere più note del Maestro, mentre l’audioguida narra della creazione, della perfezione delle stesse, nonché delle riflessioni personali del Maestro e degli incontri di questi con i massimi esponenti del bello Ottocentesco quali gli amici intimi dello scultore come Hayez e Foscolo.
Le sculture vengono analizzate in differenti sale, ognuna dedicata a ciascuna. Si susseguono nell’oscurità: Le tre Grazie, splendida e triplice epifania della medesima, perfetta, fanciulla marmorea, in cui l’anatomia perfetta viene celata dalla travolgente beltà immediata; Paolina Borghese che nuda posa e sdegnosa mira lo spettatore ch’ella non guarda, Ercole che uccide Lica tragica rappresentazione di duplice morte d’eroe e del traditore ignaro, Amore e Psiche, duplice rappresentazione dei due amanti, nella prima rappresentati in piedi, abbracciati, con una farfalla tra le dita affusolate, nella seconda sdraiati, in un bacio ineffabile ed eterno di salvezza immortale: l’amore ha sposato l’anima, Eros ha sposato Psiche, ed insieme si sono elevati all’Olimpo.
Infine, una splendida serie di tempere dello scultore delle danzatrici, che, come egli stesso scrisse, gli impedirono di pensare ai burrascosi eventi di quell’Europa che troppo in fretta stava mutando. Bionde e bellissime, leggiadre e felici, accompagnate da amorini recanti fiaccole o da ieratici e splendidi, giovani dei, danzano in un salto ineffabile di allegra leggiadria e di eterna lietezza, nell’incantevole vitalità classica perduta, all’uomo sconosciuta eppur, al contempo, indimenticabile.
Chantal Fantuzzi
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