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Ha perso Bertoli, naturalmente. Ma ha perso, come dire, in un modo “normale”, inseguendo le sue idee, cercando di imporre la scuola come “strumento di redenzione sociale”, contro una società “divisa in classi”. Ha fallito e noi non ci accaniremo contro di lui. Ma, visto che già da tempo deve affrontare un’opposizione interna, molti dei suoi premeranno per un suo ritiro.
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Più spettacolare il tonfo del Partito Liberale Radicale, che – dopo essersi mostrato a lungo fortemente critico sul progetto – alla fine ha voluto seguire Bertoli sulla via del disastro. Quale Dio abbia ispirato la mente dei dirigenti del partito non è dato sapere. Saremmo tentati di definirlo un Dio perverso. Il castigamatti non si è fatto attendere.
Non è bello citare se stessi, anzi è veramente da cafoni, ma per una volta cedo alla tentazione.
(4 luglio 2018) Il PLR ha commesso, e continua a commettere, un errore, il primo errore evidente – e grave – dell’ “era” Caprara. Ha infatti imboccato una strategia che definirei LOSE-LOSE (l’esatto contrario dell’apprezzatissima WIN-WIN), e precisamente:
Chi ha perso? Potrei rispondere: l’establishment, i Politicamente Corretti, la “grande coalizione”, il Triciclo, eccetera. Io dico che ha perso il partito della Regione e se con questa linea il presidente Caprara intende affrontare le elezioni del 19 e del 20, io gli faccio tanti, ma tanti auguri.
Ci fu un tempo (ma lui forse non se ne ricorda) in cui il PLR aveva una forte e combattiva ala Liberale. E allora non era il secondo partito del Cantone.
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Una domanda pertinente a questo punto sarebbe: chi rappresentano certi eletti? Ah, io non risponderò a questa domanda. Rispondete voi.
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Chi ha vinto? Hanno vinto Morisoli, Pamini, Quadri, Marchesi, Zambelloni, Rigozzi, Siccardi, Andrea Giudici (e altri, s’intende). Li conosco? Sì. Li stimo? Sì. Che cos’hanno alle spalle? NIENTE (faccio eccezione per Quadri).
Di fronte alla manovra avvolgente di Bertoli – che ha giocato benissimo la partita alle Orsoline, stravincendo, e poi ha dovuto ridursi a sperare che il popolo sovrano lo graziasse – i Referendisti (“fuori di testa”, così si espresse il ministro), hanno pronunciato la fatidica parolina di 4 lettere VEDO, e tutto finì.
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