Il credito di 6.7 milioni in 3 anni destinato a questa “sperimentazione”, già di per sé si rivelerebbero uno spreco di denaro pubblico e, successivamente, se questo progetto dovesse andare in porto, si mostrerebbe una spesa eccessiva a danno dei contribuenti (la spesa annua si aggirerebbe sui 35 milioni annui in più). Vi sono individui e ideologie politiche che pretendono, non solo nel settore dell’istruzione pubblica, che spendendo di più si possano ottenere dei risultati migliori. Non sempre ciò è veritiero.
La buona qualità della scuola non la si misura con l’aggiungere ulteriori ingenti risorse finanziarie per poi partorire in futuro un progetto di scuola ticinese che, proporzionalmente al costo stesso della riforma, si mostrerebbe perdente per le tasche dei cittadini. Bisognerebbe insegnare che anche con poco si può fare tanto solo che fare ciò per taluni è inimmaginabile e per altri è realistico. Mi viene in mente un esempio pratico di uno studio di progettazione che, quando ricevendo un determinato budget limitato per la realizzazione di un’opera, all’inizio risulta essere difficile progettarla. Poi però in una fase di sviluppo, risulta praticabile l’attuazione di un progetto avanzato anche con pochi o limitati mezzi finanziari. Il lettore penserà che con questo articolo dimostro scetticismo a questa riforma per meri scopi economici. Questo è vero, poiché per un buon politico, prima di fare una frivola “sperimentazione”, sarebbe stata una cosa buona e giusta pensare al costo sproporzionato di questo esperimento, fatto in due tappe, a danno dell’erario pubblico. Nei 25 cantoni, una scuola simile a quella ticinese non esiste. Nemmeno in quei cantoni romandi che potrebbero essere più vicini alla nostra cultura latina. Per cocciutaggine del DECS, hanno voluto inventare l’acqua calda “alla ticinese”, sapendo che ben altri cantoni hanno un sistema scolastico altamente funzionante da anni. Ci sarà poi colui che ribatterà che in Ticino si formano più liceali rispetto ad altri cantoni, anche se una buona percentuale di questi alunni molla il liceo e tra coloro che poi l’hanno terminato, una parte finirà in qualche università, SUP o magari incomincerà un apprendistato. Da spettatore esterno, che ha concluso pochi anni fa la scuola obbligatoria, che ha svolto un apprendistato e che adesso studia presso un’alta scuola a Friburgo, penso che il Ticino non abbia bisogno di fare un ulteriore salto nel buio nella qualità dell’insegnamento obbligatorio. Già la situazione attuale non è messa meglio, figuriamoci poi con questo esperimento. Concludo scrivendo che la situazione attuale della scuola obbligatoria la si conosce e vi sono delle lacune, ma queste devono essere ricercate nei piani alti e non attraverso una sperimentazione sugli alunni di determinate sedi scolastiche. In questa votazione si sta giocando il futuro dei nostri giovani. Oramai si sa cosa si lascerà ma non si sa cosa si troverà realmente.
Alex Bernasconi, Brione sopra Minusio
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