Democrazia attiva

La campagna di voto per la “Scuola che verrà”: facciamo chiarezza! – Lara Filippini e conf. (la Destra)

I motori si stanno scaldando ma la campagna in vista della votazione sulla “Scuola che verrà” (23 settembre) non è ancora partita. Mancano tre mesi e mezzo, non poco, ma… come si svolgerà durante l’estate? Luglio, agosto, al mare, ai monti? Uno sprint selvaggio a settembre?

La posta in gioco è molto alta, e non solo per la Destra e per i partiti (cosiddetti) “borghesi” ma per lo stesso Manuele Bertoli. Il referendum (che poteva anche aspettarsi) mette nelle mani dei suoi avversari un’arma pericolosa. Strano che non ci abbia pensato.

La nostra parte dovrà agire con assoluta correttezza ma anche con assoluta efficacia. Dovrà essere ben informata, logica e organizzata. Noi in genere combiniamo poco, ma questa volta dovremo mostrarci all’altezza

INTERROGAZIONE

Sul Foglio ufficiale n. 38 di venerdì 11 maggio 2018 è apparso il decreto di riuscita della raccolta firme contro il decreto legislativo concernente lo stanziamento di un credito quadro di fr. 6’730’000.00 per il finanziamento della sperimentazione del progetto «La scuola che verrà».
9’414 cittadine e cittadini non convinti di questo progetto, chiedono dunque un confronto più chiaro e diretto tra le parti – favorevoli e contrari – in vista del 23 settembre 2018 quando saranno chiamati alle urne.

Proprio per questo motivo, crediamo sia importante dipanare sin da subito eventuali dubbi e avere delle risposte chiare e univoche rispetto anche ad alcuni fatti che ci sono stati riportati. Con ciò, vogliamo unicamente fare chiarezza, prima di affrontare questi mesi di campagna che precederanno il voto e assicurare così ai cittadini che nessuna parte del credito sia stata (o sarà) utilizzata per scopi inerenti alla campagna di voto che ci attende.

Chiediamo dunque all’On. Consiglio di Stato di rispondere alle seguenti domande:

– Come intende il Governo vegliare affinché il credito votato dal Gran Consiglio di 6.7 mio, e ora sotto procedura referendaria, non venga usato?

– Risulta al Governo che delle spese per la Scuola che verrà siano già state assunte e coperte/pagate da questo credito, dopo il voto del Gran Consiglio?

– Ci sono degli impegni verso terzi già assunti e/o pagati in precedenza, prima del voto del Gran Consiglio che sono da addebitare a questo credito ora sottoposto a referendum popolare?

– Ci sono direttive precise ai funzionari del DECS e del DFE affinché il credito rimanga congelato sia negli impegni che nei pagamenti fino a dopo il voto popolare?

– Le locandine che stanno circolando da chi sono state ideate e pagate? Qual è stato (se c’è stato) il ruolo del DECS nella produzione/distribuzione di queste locandine?

– Nel qual caso il DECS si fosse reso partecipe, finanziariamente o in altro modo, dei suddetti volantini, il CdS, per parità di trattamento, concederebbe e agevolerebbe la distribuzione di un volantino eseguito dai promotori del referendum (con le medesime modalità) presso le varie sedi scolastiche?

– Corrisponde al vero che nel mese di maggio 2018, durante il plenum dei direttori delle SME il Direttore del DECS Manuele Bertoli ha “intimato” a quest’ultimi di produrre una posizione scritta favorevole alla “Scuola che verrà”? E corrisponde al vero che ha altresì auspicato che tutti i docenti facciano propaganda a favore della sperimentazione il prossimo 23 settembre?

Lara Filippini (UDC-LaDestra),

Paolo Pamini (AL-LaDestra), Gabriele Pinoja (UDC-LaDestra), Tiziano Galeazzi (UDC-LaDestra), Sergio Morisoli (AL-LaDestra), Cleto Ferrari (UDC-LaDestra)

Relatore

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