L’ultimo capoverso è notevole ed estremamente azzeccato. Prende di mira i leghisti, odiatissimi dai cultori del “politicamente corretto” e del cosiddetto Pensiero Unico. “Denigrando coloro che non la pensano ugualmente, e adottando metodi di cui loro stessi lamentano di essere sistematicamente vittime”, questo è tagliente e farà male.
Detto fuor dai denti, è evidente che il municipio punta moltissimo su questo evento “peccaminoso” ed è ben deciso a non tollerare opposizioni o disturbi di alcun genere. Ma il divieto continua ad apparire arbitrario e le motivazioni addotte dal Sindaco, veramente carenti. Potrebbero essere riassunte così: “No perché non debbono romperci le palle”.
Eppure anche il Sindaco dovrebbe capire che nella sua città (che ama tantissimo) ci sono sensibilità diverse, anche se nessuno fiata. Io stesso, che mi giudico – spero di non illudermi! – anticonformista, non oso spiccicare una parola.
Addendum (ore 8). La mia personale posizione è di “par condicio”. Il municipio ha diritto di organizzare il Gay Pride (o LGBT Pride) ed Helvetia Christiana ha diritto di recitare il rosario in piazza.
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È partito all’indirizzo del Consiglio di Stato il ricorso dell’associazione Helvetia Christiana contro il Municipio di Lugano che ha negato la recita di un Rosario in difesa della dottrina cattolica, dei valori cristiani e in riparazione dei peccati. L’associazione ha proposto due date: il 28 luglio 2018 o il 4 agosto 2018, nel pomeriggio, tra le ore 14 e 18, in una piazza del Centro città di Lugano.
Il ricorso si articola su sette pagine. Innanzitutto, Helvetia Christiana lamenta la carente motivazione della decisione municipale. Infatti il Municipio di Lugano ha rifiutato la domanda in sostanza in quattro righe stringate.
Nel merito, Helvetia Christiana critica l’atteggiamento del Municipio di Lugano, che non ha rispettato la giurisprudenza in merito. L’Esecutivo si è infatti scordato che nell’ipotesi in cui la persona richiedente agisca nell’esercizio dei diritti costituzionali, come la libertà di espressione e di religione, esiste un “diritto condizionale” all’uso di una piazza. Soltanto in presenza di imperiose ragioni di sicurezza o di ordine pubblico l’Ente pubblico potrebbe negare l’autorizzazione. Helvetia Christiana ritiene che il Municipio non ha mai messo in evidenza simili problemi, ma ha negato il permesso solo per esclusivi motivi politici e ideologici.
Helvetia Christiana ha chiarito che è un’associazione privata di fedeli, perfettamente in regola col Codice di Diritto Canonico della Chiesa, come è stato validato in consultazioni al più alto livello. Per completezza, Helvetia Christiana ha peraltro sconfessato alcune affermazioni errate proferite sulla stampa dal Sindaco Marco Borradori e dal Municipale Lorenzo Quadri. Helvetia Christiana è un’associazione che difende la dottrina bimillenaria della Chiesa cattolica, e non è né razzista, né xenofoba né tantomeno “omofoba”.
Sorprende che sia proprio un Comune a maggioranza leghista ad allinearsi in modo esplicito al cosiddetto “pensiero unico”, denigrando coloro che non la pensano ugualmente, e adottando metodi di cui loro stessi lamentano di essere sistematicamente vittime.
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