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On. Bertoli, andiamo a leggere BENE ciò che sta scritto nei documenti – di Franco Zambelloni

La risposta del Consigliere Bertoli m’induce ad alcuni commenti – almeno per chiarire aspetti della questione che mi pare generino non pochi equivoci. Per evitarne altri, citerò alla lettera sia quanto scrive il Consigliere, sia quanto è scritto nel progetto La scuola che verrà (ediz. del 2016).

Lascio poi il giudizio  all’eventuale lettore.

* * *

Consigliere Bertoli:

«Contrariamente a quanto sostiene Zambelloni, la scuola che verrà non tratta in alcun modo della questione delle sanzioni legate all’impegno scolastico, non si occupa di note (sufficienze o insufficienze), non si occupa di bocciature e ripetizioni di classe. Manifestamente egli non ha seguito il progetto, perché questo si occupa di forme didattiche, di collaborazione tra docenti, di occasioni di maggior vicinanza tra docenti e allievi lasciando gli aspetti citati dall’intervistato esattamente come sono regolamentati oggi.»

Professor Zambelloni:

Chi legga il progetto, può facilmente verificare che di sanzioni, bocciature, ripetizioni di classe, nella Scuola che verrà non si parla affatto, come dice il Consigliere. Si parla, è vero, di “note” corredate da analisi descrittive relative al profilo dell’allievo: ma queste “note” – anche se rilevano insufficienti competenze dell’allievo – non hanno alcun valore selettivo e non comportano alcuna sanzione scolastica. Il Consigliere dice, nella sua risposta, che questi aspetti sono lasciati “esattamente come sono regolamentati oggi”. A mio avviso sarebbe stato non solo opportuno, ma necessario che La scuola che verrà confermasse chiaramente tali disposizioni regolamentari e spiegasse come attuarle nel nuovo contesto: perché di bocciature e ripetizioni di classe non solo non si parla affatto nel progetto, ma quel che vi è scritto lascia chiaramente intendere che non sono affatto da prevedersi.

A comprova di quanto affermo cito alcuni passaggi dal progetto La scuola che verrà, che il Consigliere potrà verificare rileggendo il documento così da stabilire se io parto da «premesse di fatto semplicemente non vere» o se tali premesse sono attestate da quanto scritto dal suo Dipartimento.

DECS, La scuola che verrà:

«Se, nonostante questi sforzi [dei docenti], un allievo molto debole non dovesse riuscire a raggiungere gli obiettivi minimi, è possibile prevedere un adattamento di questi ultimi, e quindi anche un adattamento delle modalità di valutazione. L’adattamento dovrà essere fatto in collaborazione con il docente di sostegno pedagogico e inserito in un progetto specifico. In questo caso, anche la nota di fine anno sarà assegnata sulla base degli obiettivi differenziati e un’annotazione riguardo alla differenziazione degli obiettivi dovrà comparire sulla pagella dell’allievo.» (p.36; la sottolineatura è mia).

Mi pare che qui non siano possibili fraintendimenti: la nota di sufficienza può essere identica per tutti, ma il suo valore indicativo viene adattato alle diversità individuali, abbassando gli obiettivi che sarebbero da raggiungere in modo che risultino comunque raggiunti. Così, se gli obiettivi vengono adattati secondo i casi, e le valutazioni anche, è possibile sostenere che bocciature e ripetizioni di classe sono lasciati «esattamente come sono regolamentati oggi»? Ora: il Regolamento della scuola media (del 1996) all’art. 59,1 recita: «è promosso l’allievo che presenta, al termine di una classe intermedia, note con non più di due insufficienze, di cui al massimo una nota 2.» Ma se gli obiettivi vengono ridotti in caso di profitto insufficiente e la nota viene rimaneggiata secondo questa riduzione, è legittimo dire che i criteri di promozione rimangono «esattamente come sono regolamentati oggi»? Formalmente forse sì: ma nella sostanza il cambiamento è radicale e non credo si possa ragionevolmente negarlo, se non in modo pressapochistico.

Inoltre:

DECS, La scuola che verrà:

«La proposta di consentire un accesso incondizionato alle formazioni postobbligatorie è stata la più controversa nell’ambito della prima ampia consultazione interna. Ripetutamente è stato ineffetti manifestato il timore che una garanzia di accesso automatico a qualsiasi formazione del Secondario II potesse incidere negativamente sulla motivazione degli allievi e sui loro risultati scolastici, e che potesse privare la scuola di strumenti con i quali influenzare le scelte legate al futuro formativo degli allievi. Sulla base dei riscontri raccolti si è dunque deciso di riorientare la proposta, mantenendone tuttavia il principio. » (p.37; la sottolineatura è mia)

Dunque: la consultazione ha nettamente criticato questo assunto fondamentale del progetto. Risultato: si sono aggiunti oneri lavorativi per il docente (tracciare un profilo dettagliato dell’allievo, delle sue carenze, competenze ecc.); ma al principio dell’accesso incondizionato alle formazioni postobbligatorie non si è comunque voluto rinunciare. Il perché non si dice.

Eppure, come si legge nel documento, le critiche dei docenti si basano anche sul fatto che questa garanzia gratuita di “accesso incondizionato” potrebbe «incidere negativamente sulla motivazione degli allievi e sui loro risultati scolastici»: cosa che mi pare molto realistica. È molto difficile – se non impossibile – educare allo sforzo e all’impegno personale, all’osservanza di regole e di comportamenti corretti se non si prevedono anche sanzioni in caso di inadempienza.

L’equità e l’inclusione che costituiscono i pilastri del progetto sembrano prendere in considerazione solo i casi di deficit scolastico dovuto a deboli capacità e alla provenienza socio-economica disagiata: credo che chi la scuola la conosce davvero e ci lavora possa testimoniare che – oltre a questi casi – ce ne sono altri nei quali l’apprendimento insufficiente è dovuto alla mancanza di impegno. Per ragazzi che non intendono affatto impegnarsi e faticare nello studio, La scuola che verrà sembra essere un’eccellente opportunità: senza qualche forma di sanzione e senza conseguenze dannose non credo che si possa esigere un comportamento  corretto.

Leggo oggi nei giornali ticinesi che il DECS si sta impegnando a redigere un “codice etico” per i docenti: perché non pensarne uno anche per gli allievi?

Ancora un’osservazione, marginale. Scrive il Consigliere Bertoli:

«Informiamo Zambelloni che non sarà il CIRSE a fare la valutazione, è una delle richieste della Commissione scolastica che è stata accolta; la responsabilità della valutazione sarà affidata ad un istituto universitario d’oltre Gottardo.»

Sì, grazie, ne ero già informato; ma voglio ricordare al Consigliere che proprio il CIRSE era stato scelto dal DECS per la valutazione della sperimentazione: se non fosse stato per l’opportuna opposizione della Commissione scolastica, la verifica sperimentale sarebbe stata condotta – con una decisione pressapochistica – nelle dubbie condizioni di imparzialità oggettiva che ho indicato nella mia intervista.

Franco Zambelloni

Relatore

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