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“L’arte di perdere il controllo”. Intervista a Jules Evans – di Cristina T.Chiochia

Incontriamo Evans allo Stand di Tempo di Libri a Milano, qualche ora prima della presentazione del suo libro “L’arte di perdere il controllo”, finalmente tradotto in Italia da Carbonio Editore con il titolo “Estasi: istruzioni per l’uso”.

Un libro sul perdere il controllo come arte, ma anche come esperienza spesso nè positiva nè negativa, semplicemente appagante e salutare. Un filosofo, l’autore, in grado di catturare l’attenzione con una scrittura facile e scorrevole ma fitta fitta di immagini e periodi logici su cui riflettere e da “afferrare”.

Jules Evans, blogger per necessità (il suo blog è seguitissimo in Inghilterra) e’ un londinese biondo dagli occhi profondi, esperto di filosofia antica e probabilmente anche della vita, che ha scritto per alcune delle testate inglesi ed americane  più famose ed ha curato programmi  culturali per la Tv e la radio di BBC e ABC Australia. Co-organizzatore del London Philosophy Club, è membro del direttivo del Centre for the history of emotions alla Queen Mary University di Londra e incontrarlo, è un po’ affacciarsi al suo mondo, così bilanciato da scetticismo razionale di Socrate ma che, come dice lui stesso nel libro che presenta a “Tempo di Libri”, senza Dioniso sarebbe privo di anima.

Grazie per averci concesso l’intervista. Una prima domanda quasi necessaria: Cos’è l’arte di perdere il controllo? un mood che ci appartiene o qualcosa da dover ricercare?

Grazie a Voi per l’interessamento. Perdere il controllo, come dico nel libro, è un’arte che io rappresento come un enorme Parco Giochi, come un vero e proprio “festival dell’estasi”. E come tutte le arti, parte da una esperienza personale, che io propongo partendo dalla mia. Spesso ci si perde in tanti momenti quotidiani dove l’io diventa un “flow”, uno stato di flusso, molto profondo e quasi mistico, legato alle trasparenze…Il mood ovviamente c’è e risiede nel viaggio nel festival dell’estasi, in cui ciascun capitolo-padiglione offre un’esperienza coinvolgente e travolgente con se stessi.

Trasparenze? che tipo di trasparenze?

Evans: ebbene, Lei si deve immaginare come un vetro, un vetro dal quale penetra la luce. Più opaco è il vetro e più fatica farà la luce a penetrare, più pulito e trasparente, più la luce sarà in grado di penetrare… questo è un saggio molto documentato un po’ la sintesi della mia ricerca.

La cosa importante, quindi è il lasciarsi andare?

Assolutamente. E’ il modo in cui ci lasciamo andare a fare la differenza ed è  un tema molto importante decisivo per noi e per la nostra società. Bisogna però vedere come…

Il “come” lasciarsi andare è importante?

Assolutamente. Può essere positivo o negativo, lasciarsi andare , lo scrivo nel libro, in maniera salutare o nociva.

E lasciandosi andare in maniera salutare per esempio, per Lei potrebbero scomparire le guerre e le cose brutte nel mondo?

Non so se ho ben capito la domanda ma sono convinto che la cultura occidentale abbia una relazione problematica con l’estasi e che questo riduca e impoverisca la nostra esperienza della realtà.

Jules Evans parte quindi da questo unico vero “mood”, perchè in fondo, essere filosofi significa anche questo: giocare con il tempo e la vita come tutti facciamo, parafrasando R.Bach, per il gusto di vivere.

Relatore

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