Pochi giorni fa il Vaticano ha tentato il colpaccio cercando di “usare” la grande autorevolezza di Benedetto XVI per legittimare un papato che fa acqua da ogni parte.
Solo che ne è venuto fuori un pastrocchio planetario. Un colossale autogol.
Passa un mese (si possono immaginare le pressioni) e il 7 febbraio Benedetto XVI gli risponde di no con una lettera “riservata” e “personale”.
Solo dopo si è scoperto che c’era un altro paragrafo dove Benedetto XVI – appunto – rispondeva che non aveva tempo per leggere quei libretti, neanche in futuro, perché aveva altro da fare. E che non avrebbe scritto la cartella richiesta.
L’altroieri è emerso pure che “l’inizio di questo paragrafo era stato artificiosamente reso illeggibile nella foto della lettera diffusa dalla segreteria di Viganò” (Magister).
Infine ieri si è saputo che nella lettera di Benedetto c’era un ulteriore paragrafo “che Viganò s’è guardato dal leggere in pubblico e s’è premurato di coprire ben bene, nella foto, con gli undici libretti sulla teologia di papa Francesco” (Magister).
INDIGNAZIONE
In questo paragrafo Benedetto spiegava perché si rifiutava di scrivere quella cartella. E sono queste righe esplosive:
“Solo a margine vorrei annotare la mia sorpresa per il fatto che tra gli autori figuri anche il professor Hünermann, che durante il mio pontificato si è messo in luce per avere capeggiato iniziative anti-papali. Egli partecipò in misura rilevante al rilascio della ‘Kölner Erklärimg’, che, in relazione all’enciclica ‘Veritatis splendor’, attaccò in modo virulento l’autorità magisteriale del Papa specialmente su questioni di teologia morale. Anche la ‘Europäische Theologengesellschaft’, che egli fondò, inizialmente da lui fu pensata come un’organizzazione in opposizione al magistero papale. In seguito, il sentire ecclesiale di molti teologi ha impedito quest’orientamento, rendendo quell’organizzazione un normale strumento d’incontro fra teologi. Sono certo che avrà comprensione per il mio diniego e La saluto cordialmente”.
Come si può notare non c’è solo il sarcasmo del primo brano omesso, dove si rifiuta di leggere i libretti e di scriverne perché ha altro fare. Qui c’è anche la mite indignazione di un uomo di Dio che subisce un affronto.
Oltretutto quell’Hünermann era arrivato a dichiarare che la “pietra miliare” lasciata da Benedetto XVI nella Chiesa era stata “il fatto di ritirarsi”.
Dunque hanno chiamato a esaltare Bergoglio un teologo che si era schierato pubblicamente contro Benedetto XVI, “un teologo fondatore di un’organizzazione contraria apertamente al magistero pontificio” (Badilla).
Il passo polemico di Benedetto XVI fa anche capire come vanno lette le parole che il Vaticano aveva sbandierato come appoggio a Bergoglio. Dove sembrava elogiare lo scopo di questi libretti di “opporsi allo stolto pregiudizio” su Bergoglio e mostrarne “la profonda formazione filosofica e teologica”.
Erano parole di cortesia con cui Benedetto probabilmente riprendeva le espressioni della lettera di Viganò, ma rilette alla luce dei passi omessi assumono tutt’altra luce: sottolineano un colossale problema, non una continuità.
E’ ANCORA PAPA
Proprio alla parola “continuità” – evidentemente suggerita nella lettera di Viganò del 12 gennaio – Benedetto XVI infatti ha aggiunto una parolina: “interiore”. Si noti la stranezza di quel concetto: “continuità interiore tra i due pontificati”.
Anzitutto fa pensare che non si veda una continuità esteriore negli atti e negli insegnamenti.
Ma poi con quella parola richiama una pagina cruciale del suo ultimo libro, “Ultime conversazioni”, nella quale Benedetto spiega che – anche dopo la rinuncia – egli continua ad essere papa usando la metafora del padre: “Anche un padre (che) smette di fare il padre non cessa di esserlo, ma lascia le responsabilità concrete. Continua ad essere padre in un senso più profondo, più intimo, con un rapporto e una responsabilità particolari”.
Ed ancora: “il papa… se si dimette, mantiene la responsabilità che ha assunto in un senso interiore, non nella funzione”.
La corte bergogliana si scagliò contro questa idea di “ministero in comune”, ma oggi Benedetto gliel’ha sottilmente mostrata in atto con quell’espressione che non hanno capito e che dice che Benedetto è ancora papa. Il mistero continua.
Antonio Socci
pubblicato dal Circolo Culturale La Torre
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