Nuovo scandalo si è abbattuto sul presidente turco Recep Erdogan.
Durante un comizio del suo partito tenutosi nel sud della Turchia, mentre esortava i cittadini a fornire sostegno alle forze armate turche in Siria, ha notato tra la folla una bambina di circa 6 anni vestita con un costume da militare, l’uniforme dei cosiddetti “berretti marroni” che attualmente sono impegnati a occupare la città siriana di Afrin.
Senza esitazioni il presidente Erdogan ha fatto salire la piccola sul palco, incurante del fatto che lo stress l’avesse fatta piangere. Come se non bastasse, per incoraggiare la bambina Erdogan ha detto: “Ha la bandiera turca in tasca. Se diventerà una martire, a Dio piacendo, la avvolgeremo con quella. Sei pronta a tutto, non è vero?”, parole che hanno scatenato applausi tra coloro che erano presenti al comizio ma che hanno sicuramento lasciato un alone di disagio e imbarazzo sui social dove sono state aspramente criticate.
Nonostante le agenzie di stampa tuche abbiano stravolto l’avvenimento descrivendo la la bambina, Amine Tiras, come “risoluta e coraggiosa”, molti cittadini hanno espresso il loro disappunto circa il commento inapproriato del presidente, paragonandolo in alcuni casi ad Hitler: “usano sempre bambini innocenti per la loro propaganda di guerra”.
Altri invece hanno rievocato l’episodio che ha visto protagonista la cancelliera tedesca Angela Merkel, che in occasione dell’accoglienza di alcuni bambini palestinesi arrivati in Germania in qualità di profughi ha consolato una bambina preoccupata per il destino della sua famiglia dicendo che “ci sono altre migliaia di persone nei campi di rifugiati, se decidiamo di accogliere tutti, non saremo in grado di sostenere questa situazione”.
Tuttavia, paragoni a parte, nella Turchia di oggi, dove lo spirito del militarismo nazionaista si è fuso con un certo radicalismo religioso, augurare ad una bambina di 6 anni di “morire da martire” non sembra fuori luogo a tantissime persone che sostengono le idee del presidente.
Slogan popolari come “Ogni turco è nato soldato” sono all’ordine del giorno e da quando il governo ha avviato la missione in Afrin, le campagne a sostegno della guerra e dell’esercito sono numerose.