Estero

Botta e Risposta – di Michael Sfaradi

Serio incidente nel Golan tra Israele e Siria – Colpito un F-16 israeliano – Israele risponde e bombarda 17 obiettivi militari in Siria – Il rischio di un’escalation

Gerusalemme 10 febbraio 2018

Il governo israeliano, sia in incontri diretti fra politici di alto rango sia utilizzando canali diplomatici tradizionali, ha più volte fatto capire che non accetterà la presenza di militari iraniani a ridosso del confine del Golan e che non permetterà alla Repubblica Islamica di costruire basi del suo esercito in territorio siriano.
Questo stato di cose da mesi sta causando attriti lungo la linea del cessate il fuoco del 1973 fra Israele e Siria, attriti che a volte sfociano in scontri a fuoco generalmente con armi leggere.
Questa mattina però, per la precisione alle 04:13 ora di Gerusalemme, quando un elicottero da combattimento Apache dell’aeronautica militare israeliana ha abbattuto un drone iraniano che volava in missione di spionaggio nei cieli israeliani, è stata superata un’altra linea rossa che poteva far degenerare la situazione da attrito a guerra aperta.
In risposta alla violazione iraniana, quattro F16 si sono alzati in volo ed hanno attaccato la base da dove il drone era stato lanciato colpendo diversi obbiettivi, durante l’operazione la contraerea siriana ha colpito uno dei cacciabombardieri che, dopo un volo in emergenza, è rientrato nello spazio aereo israeliano dove i piloti si sono potuti lanciare.
L’aereo si è schiantato al suolo e i due piloti, feriti, sono stati ricoverati all’ospedale Rambam di Haifa, uno in gravi condizioni l’altro con ferite leggere.
Dopo l’abbattimento del velivolo l’aeronautica militare israeliana ha allargato il suo raggio di azione ed ha distrutto al suolo diverse batterie antiaeree siriane, ed ha colpito almeno diciassette obbiettivi fra cui magazzini di armi e depositi per lo stoccaggio di esplosivi e gas.

Anche se dalla tarda mattinata la tensione sembrava allentata il futuro non sembra roseo e a confermarlo è stata la dichiarazione del generale Ronen Manlis, portavoce delle forze armate israeliane: “Si tratta di un serio attacco iraniano sul nostro territorio. L’Iran sta trascinando la regione in una avventura pericolosa e dalla fine incerta”.
L’Iran e il suo alleato Hetzbollah da tempo cercano la collisione con Israele e, a meno che la Russia non intervenga per evitare che la situazione diventi senza uscita, lo scontro diretto è solo questione di tempo.
Israele ha effettuato negli ultimi mesi decine di raid che hanno avuto come obbiettivo siti di sviluppo armi chimiche e realizzazione di programmi missilistici destinati a fortificare la milizia scita Hetzbollah in Libano che, tra l’altro, con la risoluzione 1701 del 2006 dell’ONU, con la Francia e l’Italia che, sotto mandato UNIFIL, avrebbero dovuto verificarne l’attuazione, doveva essere completamente disarmata.
Oggi, invece, Hetzbollah è uno degli eserciti più forti e meglio equipaggiati, armi di tutti i tipi di fabbricazione russa e iraniana, del medio oriente.
La presenza di iraniani in Libano e Siria con l’esistenza accertata di fabbriche sotterrane in Libano per la produzione di missili di precisione rappresentano per Israele un limite che non può essere ignorato e che, se si vuole evitare un nuovo conflitto in larga scala, neanche il mondo dovrebbe ignorare.
L’episodio di oggi con l’abbattimento del drone iraniano e le operazioni che hanno infiammato il confine a nord dello Stato Ebraico, con attacchi mirati da parte israeliana anche in zone molto vicine alle basi russe in Siria, nonostante i recenti colloqui di Sochi fra il Premier israeliano Netanyahu e il Presidente russo Putin, è solo l’ennesima spia di pericolo di una situazione che ha quasi raggiunto il punto di non ritorno, infatti negli ambienti giornalistici non ci si chiede più se ci sarà uno scontro tra Israele da una parte e Hezbollah e Iran dall’altra, con altri eventuali attori che vorranno unirsi alla tragedia, ma quando.

Michael Sfaradi

Relatore

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