Economia

Il clamoroso tonfo di Wall Street.

Donald Trump, fin dalla sua elezione, ha sempre promosso guadagni su Wall Street a testimonianza delle sue politiche economiche. Il portavoce della Casa Bianca, Raj Shah, ha espresso fiducia nell’economia degli Stati Uniti ribadendo le fondamenta forti che stanno portando nella giusta direzione il Paese, in particolare per la classe media. Eppure c’è stata una massiccia svendita.

Dopo un venerdì turbolento dove l’indice Dow Jones ha perso 666 punti (2,6%), ieri la media della Borsa di New York è scesa di oltre 400 punti. Un ribasso in due giorni che ha rappresentato il peggior calo dall’estate del 2016.

L’euforia durante il periodo del taglio fiscale alle imprese voluto dal presidente Trump aveva portato l’indice della Borsa a punti mozzafiato mai visti prima ma ora si assiste ad un brusco risveglio. Dare molte medicine ad una economia americana già in buona salute può avere degli effetti collaterali, come l’inflazione.

Per tanti mesi gli investitori hanno ignorato la minaccia che i tagli alle tasse avrebbero potuto ritorcersi contro causando picchi di rendimenti obbligazionari e aumentando la probabilità che la Federal Reserve dovesse aumentare i tassi di interesse più velocemente per combattere l’inflazione.

Gli analisti di mercato, soprattutto quelli di Morgan Stanley, avevano lanciato l’avvertimento all’inizio dello scorso autunno. Il tasso di disoccupazione, sceso ai minimi storici, e i salari in crescita, suggeriscono un possibile rialzo dell’inflazione sopra le previsioni.

Economia in crescita costante per quasi nove anni e inflazione misteriosamente bassa durante lo stesso periodo hanno permesso profitti aziendali alti.

Le aziende hanno difficoltà a reclutare e mantenere dipendenti di talento e sono costrette quindi a pagare un salario più alto. Questa è un’ottima notizia dopo anni di stipendi poco brillanti. Ma l’ombra di un improvviso ed imprevisto aumento dell’inflazione porta ad agitare i mercati.

E adesso per contrastare questa inflazione, la Federal Reserve, la Banca centrale degli Stati Uniti, è costretta ad alzare i tassi di interesse così come non era stata capace di farlo negli ultimi dieci anni perché temeva di ostacolare la ripresa dell’economia.

Il fatto che la banca centrale abbia annunciato che intende quest’anno aumentare gradualmente i tassi per ben tre volte, ha scatenato i timori causando l’ondata di vendite.

E se l’inflazione non dovesse rallentare, la FED sarà costretta ad aumentare i tassi più rapidamente di quanto previsto. Un eccesso di stimolazione dell’economia porta a questo, anche se alcuni ipotizzano che la reazione del mercato sia eccessiva.

Ad accusare il colpo dopo il crollo di Wall Street sono state per prime le borse asiatiche che hanno trainato anche le borse europee dove ha prevalso oggi un segno di debolezza. Inoltre il tracollo sui mercati finanziari si fa sentire anche su quello virtuale delle criptovalute, in caduta libera.

MK

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