Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Ticinolive lascia e lascerà il più ampio spazio agli oppositori dell’iniziativa.
Il nostro primo impulso sarebbe far notare a questi giovani che quella che loro chiamano, molto ingenuamente, informazione “indipendente” è in realtà nient’altro che informazione di monopolio controllata dal potere politico.
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La RSI, costretta alla chiusura in caso di un sì popolare il 4 marzo, dovrebbe sopprimere gli oltre 40 posti di stage e di apprendistato che offre ogni anno ai giovani ticinesi (senza calcolare quelli messi a rischio nelle aziende ad essa collegate), così come le opportunità professionali di cui beneficiano numerosi laureati del nostro Cantone. Oltre a ciò, verrebbe a mancare l’attuale sostegno a varie realtà indirizzate al pubblico giovanile: il supporto alla scuola di cinema CISA, al Festival del film di Locarno, all’Orchestra della Svizzera italiana, ecc. cadrebbe nel vuoto senza garanzie di recupero da parte di altri enti.
La fine del servizio pubblico radiotelevisivo metterebbe inoltre seriamente a rischio l’informazione indipendente sul nostro territorio: la messa all’asta delle concessioni radio-TV favorirebbe infatti le grandi emittenti private (anche – se non soprattutto – estere), favorendo la “berlusconizzazione” del panorama mediatico ticinese e un’ulteriore concentrazione dell’informazione in poche e interessate mani (che detteranno l’agenda politica dei media secondo i propri interessi). A questo proposito, è stupefacente notare come coloro che ogni domenica si riempiono la bocca di proclami in difesa dell’identità elvetica e di critiche contro la tanto odiata “Fallitalia”, siano proprio gli stessi che ora sono disposti a svendere il nostro servizio radiotelevisivo alle grande emittenti private straniere – nel nostro caso italiane – senza alcun contatto con il territorio ticinese.
Va infine ricordato come, seppur con i dovuti distinguo che abbiamo precisato in apertura, la RSI fornisca un importante servizio per la formazione della coscienza critica dei giovani ticinesi: i documentari di approfondimento, le inchieste, l’informazione quotidiana, ecc. (spesso utilizzati anche all’interno delle scuole quale complemento alle lezioni tradizionali) non verrebbero più finanziati e diffusi da nessuno (certamente non nella misura attuale).
In conclusione, il SISA invita quindi tutte le elettrici e tutti gli elettori a votare NO all’iniziativa “No Billag” il prossimo 4 marzo e a partecipare alla manifestazione popolare a Bellinzona il prossimo 27 gennaio per difendere il servizio pubblico radiotelevisivo.
SISA
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