Primo piano

Autoguarigione del cuore malato – di Gianna Finardi

 

Alla luce della notizia grandiosa inerente alla capacità di trapiantare un cuore da un soggetto defunto, oggi Gianna Finardi ci parla di una scoperta scientifica che fu fatta alcuni anni or sono ma continua nel tempo a evolvere e a svilupparsi.

Parlando in cifre, l’insufficienza cardiaca è una patologia in crescita per tutti i paesi sviluppati con circa 12,7 milioni di pazienti affetti tra Stati Uniti ed Europa e 170.000 nuovi casi ogni anno soltanto in Italia, dove la tale patologia resta la principale causa di ospedalizzazione tra gli italiani di età superiore ai 65 anni. Alcune statistiche rivelano che circa la metà dei pazienti cui è stata diagnosticata questa patologia non vivrà più di cinque anni.

Autoguarigione dei tessuti: una prospettiva vincente per l’insufficienza cardiaca
La parola “autoguarigione” ci potrebbe indurre alla tentazione di pensare a un cuore malato d’amore oppure di supporre che si voglia alludere a fenomeni paranormali messi in atto da persone dotate di poteri sovrannaturali, quali “stregoni” o “sciamani”.

Pare invece che nel mirino della biologia cellulare molecolare ci sia proprio questo traguardo. Non si tratta di illusioni o fantasie. Come sappiamo, certe ipotesi all’apparenza fantascientifiche a distanza di anni si sono sorprendentemente avverate.

Da decenni si punta sempre più a curare con farmaci che hanno sempre meno effetti collaterali e si sperimentano tecniche operatorie di una chirurgia microinvasiva sempre più raffinata. La tendenza è di ridurre il rischio del danno da terapia, che è in ogni caso considerato il male minore rispetto alla patologia primaria per la quale si è deciso di intervenire.

Nelle classifiche dei medicamenti di successo sbancano i polisaccaridi (zuccheri complessi) che si mostrano sotto varie forme, nomi e strutture. Passiamo in rivista i più popolari.

Chi non conosce il tanto amato acido ialuronico adoperato come filler in estetica facciale per ridare tono alla pelle del viso o per lenire i segni delle smagliature? Ma non solo, l’acido ialuronico iniettato a livello intra-articolare risulta particolarmente efficace nella cura e nella prevenzione dell’artrosi, una patologia degenerativa che coinvolge la cartilagine. Infiltrazioni intra-articolari di tale sostanza possono infatti ridurre il dolore accelerando al tempo stesso i processi riparativi. La terapia a base di acido ialuronico si è dimostrata efficace soprattutto nelle lesioni di media e modesta entità. Anche in questo campo, come in quello estetico, la sua azione non è definitiva e ciò rende necessaria la ripetizione della cura ogni 6-12 mesi.

Un biopolimero a sostegno del cuore malato
Ritornando quindi ai 12,7 milioni di pazienti affetti da questa patologia tra Stati Uniti ed Europa, che ne sarà delle loro prospettive di vita? Ecco che i primi risultati della sperimentazione sugli uomini indicano che il nuovo biopolimero potrebbe aiutare a ripristinare la normale struttura e funzione del cuore con un miglioramento significativo della qualità della vita del paziente.

La terapia con polisaccaridi riguarda la possibilità di curare il cuore con una sorta di effetto di lifting alle rughe lasciate sull’organo dopo un grave infarto. Il prodotto è a tutti gli effetti un filler, come quelli usati in chirurgia estetica per rimpolpare labbra e riempire rughe, e pare che apra una nuova strada per curare l’insufficienza cardiaca. Nei pazienti trattati con tale metodica, che consta di una serie di iniezioni di un biopolimero compatibile e sicuro sotto forma di idrogel (Algisyl-Lvr) derivato dalle alghe marine, dopo un breve lasso di tempo di circa un mese il cuore così trattato vede irrobustirsi la parete muscolare che si era in precedenza assottigliata, mentre la porzione di cuore sofferente si risana grazie alla stimolazione di cellule staminali cardiache, che rigenera i tessuti lesi.

Il biopolimero ha già superato il test di sicurezza e bio-compatibilità nel 2009, manca adesso la prova per poter essere approvato per la commercializzazione in Usa e Europa. E per quanto riguarda quest’ultima l’Italia la farà da padrona, portando avanti la sperimentazione, coordinata da Maurizio Volterrani del San Raffaele Pisani di Roma, con altri interventi su 76 malati di insufficienza cardiaca grave.

Lo studio AUGMENT-HF valuterà sicurezza ed efficacia di Algisyl-LVR™ sui pazienti di cinque dei maggiori ospedali italiani: il Policlinico di San Donato, gli “Ospedali civili” di Brescia, gli Ospedali Riuniti di Bergamo, l’Asl di Padova, oltre all’Umberto I naturalmente. La stessa azienda americana produttrice di questo primo idrogel ne sta brevettando un altro che contempli l’aggiunta di fattori di crescita capaci di stimolare le cellule staminali adulte presenti nel cuore.

L’obiettivo preposto è sempre in linea con la tendenza a rigenerare e a far leva sulle normali inclinazioni dell’essere umano, che tende verso l’autoguarigione-rigenerazione, sebbene spesso ciò non accada immediatamente.

Gianna Finardi

 

Relatore

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