Sono ore di tensione sull’isola di Bali, dove l’intensa attività del vulcano Agung ha portato le autorità indonesiane a ordinare l’evacuazione di decine di migliaia di persone in un raggio di 10 km.
Nubi di cenere alte 9000 metri, lava che si accumula e forti esplosioni fanno pensare ad un’eruzione violenta che potrebbe danneggiare ben 22 villaggi. Acqua e detriti vulcanici scendono lungo i pendii di Agung, alimentati dalle forti piogge che interessano la zona e potrebbero dare vita ad ondate di fango potenzialmente letali per chiunque si ritrovi sul loro percorso.
Le 40mila persone che hanno già lasciato le loro abitazioni si sono rifugiate nei centri di accoglienza allestiti in questi giorni, mentre altre 60mila sono ancora attesi presso i rifugi.
Forti disagi anche per i turisti a causa della chiusura dell’aeroporto di Ngurah Rai, a circa 70 km dal vulcano. Circa 450 voli sono stati cancellati e 59mila turisti non hanno per ora la possibilità di tornare a casa. I danni al settore turistico si stimano già a circa 90milioni di euro.
L’Indonesia si trova in una zona ad alta attività sismica del nostro pianeta, dove si incontrano due placche tettoniche. L’ultima eruzione di Agung risale al 1963 e aveva causato più di 1000 morti.
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