Triste, e terribile. Terribilmente triste. Dopo gli orridi elogi al mafioso da parte di alcuni (neanche troppo) anonimi sostenitori, anche l'(apparente) elogio: il carro funebre di colui che ha insanguinato il meridione e insozzato la reputazione del paese, lascia il settentrione dove era prigioniero per quasi quaranta ergastoli, il carcere 41bis di Parma, per giungere nell’estremo meridione, ed essere sepolto in un paese diviso: la Sicilia.
La salma del mafioso, scomunicato dal Papa Giovanni Paolo II, sarà seppellita con rito strettamente privato.
La destinazione è Corleone, provincia di Palermo, luogo natale di Totò “u curtu” Riina, dove dormono il loro sonno infernale altri boss della mafia, come Michele Navarra, Luciano Liggio e Bernardo Provenzano, cremato.
Nello stesso cimitero riposano i resti mortali di coloro che alla mafia s’opposero: il magistrato Cesare Terranova, il maresciallo di pubblica sicurezza Lenin Mancuso, della scorta di quest’ultimo, uccisi anch’essi, nel ’48 da Liggio.
Un cimitero diviso emblema di una realtà che, da una parte, talvolta tace, che talvolta uccide, ma dall’altra, soffre e combatte.
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