Si tratta della “più grave sparatoria di massa nello Stato del Texas” e questa volta il terrorismo e l’odio razziale non c’entrano nulla. Ben 27 persone, cui circa 14 bambini, sono stati uccisi ieri sera nella chiesa battista di Sutherland Springs per mano del 26enne Devin Kelley. Alla base del folle gesto ci sarebbero moventi familiari e rabbia nei confronti delle istituzioni che gli avrebbero negato la licenza necessario per il porto d’armi.

Il giovane, vestito di nero e con un giubbotto antiproiettile, ha aperto il fuoco ancora prima di entrare nella piccola chiesa dove era in corso una funzione e ha continuato una volta dentro, uccidendo numerosi fedeli. Mentre il killer stava uscendo un abitante del luogo ha aperto il fuoco su di lui seguendolo in auto mentre Kelley fuggiva sul suo SUV. L’inseguimento è terminato con la morte di Kelley anche se non è ancora chiaro se si sia suicidato e sia stato raggiunto dai proiettili dell’uomo.

Devin Kelley aveva fatto parte dell’Air force americana per ben 4 anni tra il 2010 e il 2014, servendo nel reparto logistico di una base militare in New Mexico. Aveva una moglie e un figlio piccolo e proprio a causa di maltrattamenti che riservava ai suoi famigliari è stato processato dal tribunale militare. Condannato ad un anno di carcere, in seguito era stato degradato e infine congedato per cattiva condotta. Una personalità sicuramente disturbata, molti dei 360 abitanti della piccola comunità rurale in cui abitava hanno dichiarato che era litigioso e instabile. “Prendeva in giro chi credeva in Dio” ha raccontato un suo ex compagno di classe. “È stato il primo ateo che ho incontrato. Aveva un figlio o due, una vita abbastanza normale, anche se ultimamente sembrava depresso”.

Il presidente americano Donald Trump ha dichiarato che il soggetto aveva chiaramente “un problema di salute mentale al massimo livello” ma nega il problema tutto americano del facile accesso alle armi da fuoco: “Noi abbiamo molti problemi di salute mentale nel nostro Paese, come li hanno altri Paesi. Ma questa non è una situazione che ha a che fare con le armi”.

Eppure le armi c’entrano, ne sono state trovate parecchie nell’auto del killer e anche la sua casa e i suoi profili social saranno perquisiti ed analizzati dalla polizia in cerca di indizi.

La vittima più giovane della tragedia è un bambino di 18 mesi.