La nostra Costituzione sancisce la neutralità confessionale dello Stato e, nel contempo, il fatto che nessuna comunità religiosa in quanto tale è privilegiata rispetto alle altre. Questo, che piaccia o meno, è il quadro giuridico nel quale ci muoviamo; questo, anche per chi non sembra ancora averlo colto, è uno dei lasciti dei moti liberali che adesso, a distanza di oltre cento anni, è finalmente il momento d’interiorizzare. Non vi è pertanto alcun motivo per cui le Chiese debbano avere il monopolio del riconoscimento statale, ammesso e non concesso che questo rappresenti un mezzo adeguato per garantire una separazione fra Stato e religione. A tale proposito, non convince l’idea secondo cui, a giustificare il monopolio delle Chiese, vi sarebbero svariati riferimenti tra i quali, ad esempio, il prembolo costituzionale e la bandiera rossocrociata; ai suoi fautori, la Costituzione andrebbe chiesto di leggerla per intero: scopriranno che, a determinare l’orientamento religioso del Paese, non sono i suoi simboli bensì le sue leggi, che ne prevedono appunto la neutralità confessionale. Dal momento in cui le istituzioni si riconoscono laiche, i diversi credo devono assumere quindi lo stesso peso agli occhi dello Stato. Di conseguenza, una chiusura aprioristica nei confronti di una determinata comunità non può che cozzare col dovere di equidistanza che va osservato con i diversi attori religiosi. Oltretutto, non va scordato che il riconoscimento delle comunità religiose viene sempre esaminato dalle autorità, proprio per assicurarsi che le prime dispongano di un’organizzazione democratica e siano rispettose dello Stato di diritto.
Per smarcarsi dalle due tendenze, entrambe nefaste, di strumentalizzazione e banalizzazione del problema religioso, occorre perciò salvaguardare quel pilastro costituzionale, laico e umanista, che è la neutralità confessionale dello Stato. Anche in questo frangente, possiamo insomma ritenere la pretesa di una sua equidistanza rispetto alle comunità religiose come un passo prezioso, auspicabile ma non sufficiente, verso una separazione effettiva tra Stato e Chiese.
Edoardo Cappelletti,
Segretario Associazione Svizzera dei Liberi Pensatori – Sezione Ticino
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