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Scuola e Civica: le parole hanno un peso – di Franco Celio

da Opinione Liberale, per gentile concessione

Che una votazione combattuta così accanitamente come quella sull’insegnamento della civica avrebbe lasciato qualche scoria era inevitabile.

E dato il clima avvelenato in cui la campagna in vista della votazione è avvenuta, non deve neppure meravigliare troppo che qualche esaltato dalla propaganda contraria, per la rabbia del voto risultato favorevole, si lasciasse andare a qualificare di ignoranti i fautori della modifica di legge accettata dal popolo, stabilendo addirittura un cervellotico parallelo con la vittoria elettorale dei nazisti, nella Germania degli anni ’30 del secolo scorso, (da notare che, invero, a nessuno sarebbe venuto in mente di cambiare la legge se quella vigente, in talune sedi, non fosse stata bellamente snobbata, senza che il Dipartimento abbia mai sentito il bisogno di intervenire).

I fautori del sì sono stati peraltro tacciati ripetutamente, dagli avversari, di passatisti, arroganti, irresponsabili, discriminatori, nozionisti ottusi ossessionati dalla smania di tutto certificare e giudicare. E poi ancora di esaltatori acritici a fini populisti della democrazia diretta, nazionalisti della peggior specie, fomentatori di divisioni sociali e affossatori di dialogo. Ricordiamo pure che il pontefice massimo del fronte del no, a dimostrazione della considerazione in cui tiene le istituzioni del nostro paese, in un dibattito televisivo non si è peritato di definire la soluzione adottata dal parlamento una semplice schifezza.

E da questa serie di insulti all’accusa di nazismo, il passo non è troppo lungo, mentre la qualifica di ignoranti, almeno implicitamente, era contenuta in molte delle contumelie ricordate sopra.

«Le parole hanno un peso», ha giustamente ammonito il direttore de la Regione nel commentare il fattaccio del docente di Barbengo, tale Cimarosti (quello che ha tirato in ballo il nazismo). Peccato però che considerazioni simili non siano state espresse già riguardo alle inserzioni citate, alla quali anzi taluni giornali hanno compiacentemente dato ampio risalto. È peccato pure che il capo del DECS, onorevole Bertoli, prima del voto, abbia ritenuto di bacchettare sempre e solo i paladini del sì, per qualche loro «fallo di reazione»; mai le intemperanze dei «suoi» (ciò cha ha forse contribuito a far sì che il Cimarosti o altri della stessa risma si credessero al di sopra di tutto e di tutti).

Vedremo ora se lo stesso Dipartimento avrà il coraggio di sanzionare il suddetto con qualche misura che vada oltre un blando invito ad esprimersi in modo meno incivile. E soprattutto vedremo se i verbosi partigiani del no avranno il coraggio di distanziarsi da questo loro esaltato seguace. Ma per questo, temo che bisognerà aspettare a lungo….

Franco Celio

Relatore

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