Del resto, già i programmi del 1958, dunque di oltre cinquant’anni fa, prescrivevano che i docenti dovessero trattare questa materia – obbligatoria già allora! – in modo vivo, prendendo spunto dall’attualità, ad esempio da votazioni o dibattiti in atto, per spiegare i vari contenuti (funzionamento delle istituzioni, rapporti Cantone-Confederazione, e Cantone-Comuni, differenza fra leggi e Costituzione, sistemi elettorali, ecc.)
Perché mai oggi ciò non dovrebbe più essere possibile? Come osservato, gli oppositori non lo dicono, limitandosi a sbandierare un’avversione preconcetta, senza spiegarne le ragioni. Personalmente ribadisco che la soluzione adottata mi convince solo fino a un certo punto. In particolare trovo che la dotazione oraria sia estremamente esigua, il che difficilmente consentirà ai docenti di esprimere una nota (o giudizio) con cognizione di causa, come voluto a tutti i costi dagli iniziativisti. Sta però di fatto che questa era l’unica soluzione realisticamente possibile, per poter dar seguito a una richiesta popolare oggettivamente diffusa. Votare contro sarebbe, mi pare, del tutto fuori posto.
Franco Celio
(già docente di Scuola Media, membro della Commissione scolastica del Gran Consiglio
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