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La Civica tiene banco – Scontro duro e appassionante – “Ma quale nozionismo!” di Franco Celio

Gli avversari dell’iniziativa popolare sull’insegnamento della civica nelle scuole e della conseguente modifica di legge, ripetono ad ogni pie’ sospinto che la proposta in parola comporterebbe un insegnamento “nozionistico”. E perché mai? Essi non lo dicono, limitandosi a sbandierare la citata definizione spregiativa, nella speranza che ciò basti a convincere i cittadini a votare contro.

Ad un esame minimamente attento, la critica menzionata non ha però ragion d’essere. In effetti, ogni materia scolastica può essere insegnata sia in modo nozionistico (cioè limitandosi a trasmettere pedissequamente determinate conoscenze fini a se stesse), sia in modo reso interessante da un coinvolgimento attivo degli allievi. La civica non fa eccezione. A rigore, il rischio di un insegnamento nozionistico vi sarebbe maggiormente nel caso di una trattazione dei suoi elementi “en passant” nell’ambito di un’altra materia. D’altronde, la creazione di una materia specifica è in linea con la tendenza generale della scuola, nella quale il princìpio della specializzazione si è imposto sempre più, e comunque la soluzione interdisciplinare ipotizzata nella riforma del 2001 …. non ha funzionato.

Del resto, già i programmi del 1958, dunque di oltre cinquant’anni fa, prescrivevano che i docenti dovessero trattare questa materia – obbligatoria già allora! – in modo vivo, prendendo spunto dall’attualità, ad esempio da votazioni o dibattiti in atto, per spiegare i vari contenuti (funzionamento delle istituzioni, rapporti Cantone-Confederazione, e Cantone-Comuni, differenza fra leggi e Costituzione, sistemi elettorali, ecc.)

Perché mai oggi ciò non dovrebbe più essere possibile? Come osservato, gli oppositori non lo dicono, limitandosi a sbandierare un’avversione preconcetta, senza spiegarne le ragioni. Personalmente ribadisco che la soluzione adottata mi convince solo fino a un certo punto. In particolare trovo che la dotazione oraria sia estremamente esigua, il che difficilmente consentirà ai docenti di esprimere una nota (o giudizio) con cognizione di causa, come voluto a tutti i costi dagli iniziativisti. Sta però di fatto che questa era l’unica soluzione realisticamente possibile, per poter dar seguito a una richiesta popolare oggettivamente diffusa. Votare contro sarebbe, mi pare, del tutto fuori posto.

Franco Celio
(già docente di Scuola Media, membro della Commissione scolastica del Gran Consiglio

Relatore

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