Nell’imminenza della votazione (24 settembre, ma i cittadini stanno già votando) gli animi si stanno surriscaldando. Gli Iniziativisti – mi permetto di dirlo – volevano e vogliono la Civica a scuola ma non la Terza guerra mondiale.
Sia però chiaro che la scuola non appartiene a Bertoli, né ai docenti, né ai docenti di storia, né al prof. Binaghi. La scuola appartiene al popolo ticinese.
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Giorgio Giudici, in seguito a un’opinione pubblicata sul Corriere del Ticino sul tema della civica, il 31.8.2017 al portale Ticinonews.ch ha detto dei docenti: “sono un corpo privilegiato, una casta che si sta opponendo su un tema fondamentale per la maturazione e la formazione dei giovani studenti. Quando io ero ragazzo che andava a scuola non avevamo tutori o assistenti, ma dei docenti che si preoccupavano davvero della nostra crescita. […] Oggi si sta perdendo tutto…”
Innanzitutto ritengo non solo lecito, ma anche positivo che dei docenti si esprimano pubblicamente – con senso civico – su una questione che li tocca da vicino e su un contesto che conoscono bene, portando elementi di riflessione e difendendo una posizione che, condivisibile o meno, va comunque rispettata. Accade anche su altri temi scolastici, non di rado in dibattito con le scelte del mio Dipartimento. Mi pare poi ovvio che, a differenza di quanto ha capito Giudici, questi docenti non combattono contro una sufficiente conoscenza civica per i futuri cittadini, ma unicamente perché – per tutta una serie di motivi – ritengono il sistema proposto meno efficiente e appropriato rispetto a quello attuale, che pur è naturalmente sempre perfettibile.
C’è poi un secondo punto, più importante, su cui non posso soprassedere. I giudizi squalificanti e generalizzati dell’ex sindaco, che parla delle docenti e dei docenti come “casta” o “corpo privilegiato” che non si preoccupa davvero della crescita dei nostri ragazzi e che li categorizza come “tutori o assistenti” sono del tutto fuori luogo. Che i docenti siano indifferenti alla crescita dei nostri ragazzi è una grossolaneria gratuita che semplicemente non trova fondamento nei fatti e che va rigettata con forza, figlia di una superficialità disarmante. Che gli insegnanti abbiano delle buone condizioni di lavoro, segnatamente per quanto riguarda le vacanze, è un dato di fatto, ma è pure indubbio che durante tutto l’anno scolastico i docenti portano sulle loro spalle una grande responsabilità e un carico di lavoro tutt’altro che indifferente, trovandosi quotidianamente di fronte a classi intere di ragazzi a cui insegnare e dovendo svolgere buona parte del loro lavoro di preparazione e correzione nel tempo che altri dedicano a sé stessi. È ora di finirla con questa favola secondo cui i docenti appartengono a una casta privilegiata: se lo status del docente ha perso viepiù lustro negli ultimi anni è a seguito di queste facilonerie espresse senza rendersi veramente conto di cosa significhi e cosa implichi veramente svolgere questa professione fondamentale per la nostra società. Dobbiamo essere grati agli insegnanti, come a tanti altri professionisti, per quel che fanno, e smetterla di straparlare con leggerezza di chi fa il proprio lavoro. Contrariamente a quanto dice Giudici nella scuola non si sta perdendo un bel niente, solo la scuola è cambiata perché la società è cambiata e non è più quella di quando Giudici era ragazzo.
Manuele Bertoli
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