Primo piano

Francia, cosa cambia sul piano politico (tout passe tout lasse tout casse)

Bruciante sconfitta o risultato storico? Entrambi, diciamo. Marine Le Pen accoglie la delusione, riconosce che la Francia ha scelto la continuità, ma propone comunque  il cambiamento: “il Front National” dice, “dovrà cambiare nome.” Forse ha capito che la linea lepenista del padre ha poco da guadagnare e molto da perdere, pertanto meglio dare una svolta. Non la pensa così il padre Jean Marie, la cui continuità con la figlia pare, su questo piano, incrinarsi.

Jean Marie nel 2002 arrivò, contro Chirac, appena al 17 %, mentre la figlia, raggiungendo il 33,94% ha ottenuto quasi il doppio dei voti. Tuttavia sempre meno del 40% attribuitole dai sondaggi. 10milioni e 600mila l’hanno votata. E’ questo che fa riflettere.

Quindici anni fa suo padre si fermò ai suoi stessi voti del primo turno, combattendo contro il centro destra (quindi proporzionalmente più difficile rispetto alla battaglia di Marine, assestatasi sull’asse Nazionalisti vs Europeisti).

Chi ha votato per la Le Pen?

Si dice che l’elettorato “eterodosso” del FN sia provenuto dagli stanchi di Fillon e da tutti coloro stanchi dei partiti classici. S’intenda, gli stanchi sì, ma con un minimo di volontà di cambiamento rivoluzionario. Gli altri, gli statici, hanno preferito la finta maschera del cambiamento apartitico per votare un pseudosocialista in realtà marcatamente europeista. Per quanto riguarda l’elettorato ortodosso, invece, si sa: bandiere della Francia contro quelle dodecastellate dell’Europa.

Da escludere, tuttavia, i voti dell’estrema sinistra di Mélanchon, pur antieuropeista ma dichiaratosi astensionista.

Mai, prima d’ora, i gollisti (ieri Ump, oggi Repubblicani) erano rimasti fuori dal ballottaggio. I socialisti erano stati esclusi invece nel 2002.

Non più partiti

Pertanto ora l’asse di combattimento si pone tra nazionalisti euroscettici auspicanti una Frexit di contro a europeisti convinti, che equiparano il valore della Francia a quello di un’Europa, rigorosamente unita. S’intenda: non più destra moderata contro sinistra socialista; né estrema destra contro destra moderata e neanche destra estrema contro sinistra estrema. Ora, sotto l’apparente maschera bianca dell’apartiticità, si pongno, uno contro l’altro, l’ultimo partito che ha resistito, ovvero l’estrema destra, tramutatasi, tuttavia, in euroscetticismo e nazionalismo ben più generico e il nuovo, vecchio agglomerato di economisti filounionisti cooperanti per un’Europa della globalizzazione. Tutto passa, tutto cambia. Tutto, forse, alla fine s’infrange.

Chantal Fantuzzi

Relatore

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