Ci avevi tanto fatto tremare il cuore. Fin da quando sentii come un angelo annunciare la tua vita. Che rimane ora, caro, perduto amico? Santo, santo, amico. Cosa dopo la desolazione? I tuoi sono dispersi e ricercati, senza voce, presenza. Tutti si stanno separando. Potessi essere qui, ce lo diresti quanto pesa il dolore e quanto la speranza. La rosa ancora in boccio, fu recisa e non so più se ho perso un figlio, un padre, fratello, amico. Già mi chiedo se la fede sia di quanti non l’hanno , ma non fanno del male rispetto a quelli che hanno più fede nella loro che nella tua. La notte, mio Dio, è intransitabile, incubi ci avvolgono senza pensare più con parole. Desiderare di dormire è già provare le vertigini. Le pantere si svegliano nel buio e l’avvoltoio (van-tour lo chiamano) va in giro errante con dentro tutto il sale della vita. È che siamo noi, avvolti nel male. Persino la paura finisce alla fine per stancarsi. Chi chiude la notte, è l’alba. Ma ore di tenebra ci aspettano anche nel giorno, con sudore freddo nelle ossa. Un pugno di dolore è la mia stoltezza. Ho visto l’angelo della morte. Ho visto tua madre e mi sono sentito suo figlio. Era preghiera. Era povertà e ricchezza.
Buona Pasqua a tutti gli amici!
Corrado Bianchi Porro
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