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Trump, contro il Messico, alza il Muro che c’è già – Protezionismo Primo Passo

Altro che promesse elettorali. Donald Trump fa su serio. Ma quel muro c’è già, almeno dal ’94

Appena sette giorni dopo l’ascesa alla Casa Bianca, Trump realizza per la seconda volta (la prima era stata quella in cui, come promesso, aveva tagliato i fondi all’aborto), un’altra delle sue promesse elettorali. Che promesso sol non sono, a quanto pare.

Protezionismo Primo Passo la delocalizzazione americana in Messico è stata per molti anni una piaga economica per gli americani, una manna per i messicani. E Trump è stato anche e soprattutto votato da loro: i lavoratori. Coloro che, a causa della delocalizzazione, non avevano più posti di lavoro nel paese natìo.   E così Trump prolunga quel muro già esistente in larga parte in California e in Texas, e impone sulle merci provenienti dal Messico un dazio del 20%.

Quel muro che c’è già

Fu Bill Clinton, nel 1994 a costruire una barriera, dotata di controlli armati e sensori elettrici, lungo i 3140km di frontiera col Messico, secondo l’ottica di un triplice progetto antimmigrazione a protezione di California, Texas e Arizona. Dal 1998 al 2004 sarebbero morte in totale 1.954 persone che avrebbero tentato strade alternative nell’inospitale natura americana.

Nel 2005 il parlamentare repubblicano Hunter ha proposto un piano per rafforzare la barriera, proposta accolta dal governo Bush.

Nel 2006 tra i democratici che votarono a favore vi furono gli stessi Hillary Clinton, e il senatore dell’Illinois Barack Obama.

Dall’Italia – La vignetta di Alfio Krancic. La satira mostra la risibilità delle argomentazioni della Pres. della Camera Boldrini e della Pres.Commissione Europea Mogherini. UNA CHICCA – sul muro le firme degli “innamorati” Clinton e la Lewinsky

Tutto nella regola, anche il Muro

Nel 1994 il Messico entrò a far parte del trattato Nafta con Usa e Canada, ad una condizione: quel muro. E se gli Stati Uniti avessero voglia (come in questo caso) di retrocedere, basta annunciarlo con un preavviso di sei mesi. Proprio come ha fatto Trump.

Le multinazionali americane hanno cominciato ad attuare la loro delocalizzazione nelle Maquiladoras (zone esenti da dazi doganali e da costi salariali) in Messico, negli anni Novanta. Poi la grande crisi, la mancanza di posti di lavoro nell’America stessa, e altre calamità.

Come la droga, per esempio, il traffico di esseri umani, l’immigrazione illegale, il terrorismo. Piaghe che sono andate crescendo di decennio in decennio e che ora il presidente della nuova era vuole arginare, seppur a modo suo.

Resti comunque d’esempio la coerenza e il mantenimento delle promesse, a differenza di molti, tanti, (troppi) altri.

In 180 giorni la Casa Bianca provvederà quindi a produrre uno studio complet del confine tra America e Messico e a reintegrare quel muro già esistente. Il Messico tuttavia ha fatto sapere che non intende pagare la costruzione dello stesso.

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