Primo piano

Una riforma fiscale necessaria e vantaggiosa per le PMI ticinesi – di Fabio Regazzi

Piaga d’Egitto: le cavallette

La sinistra non perde occasione in questa campagna per il voto del 12 febbraio sulla riforma III dell’imposizione delle imprese per annunciare le sette piaghe d’Egitto per le casse dello Stato, dei Cantoni e dei Comuni e per i cittadini qualora la riforma fiscale fosse approvata in votazione popolare. Questo “terrorismo politico” è però smentito dalla realtà e dalle cifre. Negli ultimi quindici anni, e dopo due riforme fiscali a livello nazionale, le entrate fiscali derivanti da aziende e società in Svizzera sono addirittura quintuplicate, passando da 2 a quasi 10 miliardi di franchi. E non da ultimo, la Confederazione verserà ai Cantoni 1,1 miliardi di franchi per compensare gli sgravi concessi alle imprese grazie alla riforma tributaria.

La riforma fiscale è stata pensata proprio per garantire le entrate fiscali degli enti pubblici nel tempo a fronte dei cambiamenti a livello internazionale che condurranno a partire verosimilmente dal 2019 all’abbandono per quanto ci riguarda degli statuti con i quali i Cantoni concedono delle agevolazioni fiscali alle cosiddette imprese e società a statuto speciale. In Svizzera si tratta di circa 24’000 aziende che danno lavoro a oltre 150’000 lavoratori e che pagano più della metà delle entrate derivanti dall’imposta sugli utili, ossia 5,4 miliardi di franchi. Il Ticino da parte sua conta sul suo territorio oltre 1’600 aziende a statuto speciale che versano circa 170 milioni di franchi in imposte, pari al 20% del gettito totale delle persone giuridiche. Queste aziende hanno scelto la Svizzera per l’insieme delle sue condizioni quadro per chi fa impresa, ma è innegabile che gli sgravi fiscali giocano un ruolo importante nell’attrarre proprio nel nostro paese molte realtà imprenditoriali a dimensione internazionale.

Le società holding, di domicilio e le società miste perderanno i loro privilegi fiscali e saranno pertanto assoggettate fiscalmente come tutte le imprese che oggi pagano secondo la tassazione ordinaria. Per mantenere l’attrattività della piazza economica svizzera la riforma in votazione prevede l’introduzione di strumenti che servono a incentivare gli investimenti sul territorio svizzero e a sostenere la ricerca e l’innovazione. I Cantoni da parte loro potranno intervenire riducendo progressivamente l’aliquota sugli utili delle persone giuridiche ed è quanto probabilmente faranno tutti. In Ticino il tasso d’imposizione dovrebbe scendere gradatamente dall’attuale 9 % al 6 % a partire dal 2019 fino al 2024. Le piccole e medie imprese ticinesi, soggette a tassazione ordinaria, beneficeranno di questa riduzione fiscale. La riforma fiscale III serve dunque prima di tutto a loro. Migliaia di aziende industriali, artigianali, commerciali e di altri settori avranno più soldi per fare investimenti in Svizzera, creare posti di lavoro e restare competitive nonostante le difficoltà congiunturali. Sarebbe pertanto sbagliato considerarlo un regalo. Se dunque la riforma fiscale III è prima di tutto importante per le piccole e medie imprese, è ugualmente importante che le aziende multinazionali restino in Svizzera perché la loro presenza crea indotto e lavoro per le nostre PMI. Migliaia di posti di lavoro per la popolazione residente nelle nostre aziende dipendono anche dalla presenza in Svizzera delle società internazionali.

300 milioni di franchi, che corrispondono grosso modo al gettito fiscale delle persone giuridiche in Ticino, e migliaia di posti di lavoro sono a rischio qualora il 12 febbraio il NO alla riforma fiscale dovesse prevalere. Un voto che, se la riforma dovesse essere bocciata, avrà ripercussioni molto pesanti perché nello scenario appena evocato alla cassa sarebbero chiamati i cittadini attraverso maggiori imposte e lo Stato tramite tagli nelle sue prestazioni alla popolazione.

Fabio Regazzi
Presidente AITI e Consigliere nazionale

Relatore

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