Altro giro altra corsa e chi più ne ha più ne metta.
Nuovo capitolo extragiudiziale nel caso di Elor Azaria
Chi credeva che con la sentenza della Corte Marziale nel caso dello Stato di Israele contro il Sergente Elor Azaria fosse stata scritta la parola fine su questo caso, dovrà assolutamente ricredersi. Elor Azaria è il militare accusato e condannato di omicidio colposo per aver ucciso il 24 marzo 2016 un terrorista palestinese, ormai neutralizzato, che in precedenza aveva accoltellato altri due militari israeliani a un posto di blocco a Hebron.
Il caso ha avuto risonanza internazionale sia perché le immagini dell’uccisione hanno fatto il giro del mondo sia perché in qualche modo questa storia ha spaccato in due la società israeliana fra innocentisti e colpevolisti. L’attenzione mediatica, inevitabilmente, ha fatto diventare il caso politico, e non sono state poche le frizioni registrate sia fra le varie forze politiche presenti alla Knesset, il parlamento israeliano, sia all’interno del governo.
Tornando al caso Azaria si attendeva solamente la promulgazione della pena, che stando a voci di corridoio dovrebbe arrivare il prossimo 25 gennaio, quando, come nelle migliori saghe, è arrivato il colpo di scena che sicuramente riaprirà discussioni e polemiche e potrebbe anche, in casi estremi, invalidare il processo.
Tre sere fa il colonnello Guy Hazut, comandante della Brigata Kfir, di cui fa parte il Sergente Elor Azaria, di fatto il comandante in capo della brigata che in quei giorni doveva mantenere l’ordine ad Hebron e dintorni, accompagnato da un altro colonnello della riserva e in abiti civili, ha incontrato i genitori di Elor.
Lo scopo di questo appuntamento, preso senza la presenza degli avvocati del sergente, aveva come prima cosa l’intento di convincere la famiglia a cambiare il collegio di difesa e rimettere il ragazzo sotto la protezione degli avvocati militari di ufficio, e come seconda far capire loro, in una sorta di promessa non troppo velata, che nel caso in cui Elor avesse accettato la condanna senza andare in appello la pena sarebbe stata lieve e, soprattutto, la grazia sarebbe stata pressoché immediata.
2) Il giorno 04/01/2017 è stato emessa una sentenza che condanna Elor per i crimini di a) omicidio b) comportamento militare scorretto, (si è in attesa della pronuncia dell’entità della condanna).
3) Ieri sera (9-1-2017) abbiamo scoperto con grande costernazione che ci sono stati avvicinamenti scorretti da parte di alti ufficiali militari tra cui il comandante della divisione Kfir (Divisione dove Elor presta servizio), Col Guy Hazut e un altro Colonnello di nome Ofir Sofer nei confronti Charlie Azaria, padre del nostro assistito Elor, per convincerlo a) a cambiare il collegio di difesa b) ad astenersi a presentare appello, promettendo cose che sfociano nel penale.
Il collegio di difesa di Elor Azaria a capo del quale c’è l’avvocato Eyal Besserglick si è messo immediatamente in contatto con il procuratore militare generale Yoram Sheftel chiedendo di aprire un’inchiesta nei confronti del comandante Guy Hazut per quello che ha definito “Una grave intromissione in giudizio”. Sheftel ha anche ripreso pubblicamente il portavoce dell’IDF che in un primo momento aveva negato che ci fosse mai stato un incontro per poi, in seguito, correggere il tiro davanti all’evidenza della registrazione.
Era, ripeto, il 4 gennaio e già a pochi minuti dalla sentenza la quasi totalità dei giornalisti, quelli che avevo definito ‘giusti e puri’, sollevavano la problematica del ricorso in appello come cosa inutile in questo caso. Poi, a distanza di giorni, la sortita notturna degli ufficiali che, come i Re Magi, promettono doni pur di convincere la famiglia a non andare in appello… ma perché tutta questa paura dell’appello? Perché si vuole evitare di far rivedere gli atti del processo ad altri tre giudici? Qualcuno ha qualcosa da nascondere? Visti gli ultimi fatti direi di sì, e a questo punto l’appello al processo di questo ragazzo diciannovenne non è più un solo diritto dell’imputato ma di tutta la pubblica opinione israeliana che vuole la verità. Una cosa è certa: Azaria ha tirato il grilletto in uno sparo illegale e la sua condanna è giusta, ma se si vuole veramente far luce e giustizia vera sulla questione bisognerà avere ancora una volta il coraggio di mettere anche le alte sfere davanti alle loro responsabilità morali o oggettive. Questo, lo sappiamo, per Israele, unica democrazia al mondo che ha giudicato, condannato e incarcerato un ex Presidente della Repubblica e svariati Ministri, non è una novità ma un punto di forza.
Michael Sfaradi
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