C’è un non so che di morbosamente attraente, negli scandali, da renderne celebri i protagonisti.
E ciò a cui deve la propria popolarità, Maria Elena Boschi. Aretina, classe ’81, figlia e sorella degli artefici del fallimento (a danno di privati) di Banca Etruria, principale promotrice della fallimentare riforma costituzionale (il ddl Boschi porta addirittura il suo nome), vittima di più mozioni di sfiducia, anche per lo scandalo petrolio in Basilicata (il Ministro dello sviluppo economico Federica Guidi citò in un’intercettazione telefonica il nome della Boschi, rassicurando il compagno Gianluca Gemelli sul fatto che la Boschi stessa sarebbe stata d’accordo su un emendamento a favore delle tasche dello stesso Gemelli), scandalo in seguito al quale la Guidi fu costretta a dimettersi, ma la Boschi, ancora una volta, no; Maria Elena Boschi resta sempre in cresta all’onda del potere.
Il 21 febbraio 2014, a seguita della caduta del governo Letta (secondo non eletto dal popolo), con la formazione del successivo governo Renzi (terzo non eletto dal popolo, non è ripetizione, solo precisazione, n.d.r) viene nominata Ministro per le Riforme Costituzionali e i Rapporti col Parlamento. Bene. Attua quindi la Riforma Costituzionale, che gli elettori italiani bocciano, barrando in massa un bel “No” molto eloquente. Il Parlamento la sfiducia. Nei giorni antecedenti alle votazioni, quando nei talk show televisivi l’aria era talmente tesa da potersi tagliare col coltello, la giornalista Lucia Annunziata aveva chiesto al Ministro “Se dovesse fallire la sua riforma, lei si dimetterebbe?” E lei “Si. Io e Matteo Renzi abbiamo fatto questo percorso insieme quindi ci dimetteremmo entrambi, per coerenza,” Quindi cade il governo, Renzi si dimette con post su facebook melodrammatici, nei quali spiega che rimbocca le coperte ai figli (che però han 15 anni) e la Boschi… pare andarsene. E invece no.
Ieri, 12 dicembre 2016, giorno di giuramento per il “nuovo” governo Gentiloni, viene nominata Sottosegretario unico alla Presidenza del Consiglio. Prima donna a ricoprire tale ruolo.
E a chi le fa notare d’essere stata nominata, risponde “per la legge del Porcellum, legge che avete fatto voi.” Legge voluta effettivamente da Calderoli, ma cambiata poi con l’italicum dal governo Renzi (!). Per chi resta, si sa, nulla cambia, nemmeno le leggi.
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