Il governo dell’Arabia Saudita, che di recente è stato rieletto nel Consiglio dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, si preparava, lo scorso novembre, alla decapitazione di Munir al Adam, un giovane oppositore di 23 anni, parzialmente sordo e con problemi di vista.
Il giovane è stato condannato a morte con l’accusa di aver attaccato, nel 2011, agenti di polizia durante una manifestazione anti-governativa nella città di Qatif.
La giustizia saudita ha affermato che il giovane ha confessato “il suo delitto”, mentre al suo avvocato il ragazzo ha detto di essere stato obbligato a confessare sotto tortura.
Diventato parzialmente sordo e cieco a seguito di un incidente avuto durante l’infanzia, Munir al Adam era stato arrestato nel febbraio 2012, diversi mesi dopo i fatti di cui è stato accusato.
Nel 2015, la monarchia saudita ha ordinato la decapitazione di 157 prigionieri. Quest’anno a luglio, le condanne a morte per decapitazione erano già 108.
Il 28 ottobre scorso, l’Arabia Saudita era stata rieletta nel Consiglio dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, malgrado una forte campagna di protesta da parte delle organizzazioni di difesa dei diritti dell’uomo, come Amnesty International e Human Rights Watch.
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