Questa punzecchiatura satirica non impegna la Redazione di Ticinolive (la quale tuttavia è notoriamente scettica circa la linea “ecologista a sorpresa” dell’ex giudice).
Quanto alle vicende dell’imperatore Claudio, bisogna solo leggere Tacito, l’impareggiabile Tacito
* * *
Tuttavia non riusciamo a capire come sia possibile che lei, dopo gli anni di imbarazzante silenzio del suo predecessore, ci rimproveri ora per quella ritrosia al fetido balzello che ha fatto le fortune sue e del movimento che la sostiene. Qualcuno dei nostri – incapace di cogliere la straordinaria utilità di queste continue contraddizioni per il miglioramento della vita di nos gent – si è lasciato addirittura scappare di bocca la parola «ipocrisia»: lo abbiamo subito messo a tacere.
Ci rincresce tuttavia doverle segnalare che sono molteplici i villaggi gallici di questo impero che si permettono di tenere un comportamento inappropriato in diverse situazioni. Purtroppo i precedenti imperatori hanno consentito a ogni realtà locale di vivere e gestirsi con una certa libertà: la chiamavano autonomia comunale.
È vero: Lugano, questo nostro piccolo villaggio di appena 68’000 abitanti, non ha sempre dimostrato negli ultimi anni di volersi aprire al resto del mondo. Un po’ di supponenza e una situazione economica che sembrava inesauribile, l’hanno condotta a percorrere una strada a sé stante. La crisi, che ha di colpo esaurito la pozione magica (alimentata dagli introiti del settore bancario), ha riportato tutti a più miti consigli e la disponibilità a dialogare è stata assunta con convinzione anche dai nostri capi. Peccato che lei non se ne sia accorto e che non riesca nemmeno a intendersi con il suo parentato politico: certamente per colpa loro.
Siamo veramente affranti che lei debba perdere tempo ad occuparsi di questi rissosi Galli come pure dei numerosi altri villaggi che, fieri del proprio territorio e forti di un’autonomia comunale che ha sorprendentemente fatto grande questo impero, non accettano volentieri imposizioni dall’alto e l’assenza di condivisioni.
Certo, ora che in Ticino abbiamo la fortuna di poter godere della sua illuminata saggezza, le cose cambieranno. Ma dovrà avere molta pazienza con noi che eravamo stati educati a fare uso del nostro discernimento e che ci vediamo ora trattati alla stregua d’inquisiti, da giudicare e condannare (come era abituato a fare nella sua precedente attività), e non come comunità con le quali discutere e condividere strategie e soluzioni.
Se infine ci è permesso un suggerimento, vorremmo chiederle di provare ad avere rispetto e sensibilità per i suoi sudditi: non le farà del male e, soprattutto, non farà male agli abitanti e ai villaggi di questo suo impero che alcuni si ostinano ancora a chiamare Repubblica del Cantone Ticino.
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