A 48 anni, Lee Jae-yong è vice-presidente di Samsung Electronics, l’impero fondato da suo nonno e sviluppato da suo padre. E’ a lui che tocca il compito di gestire gli scossoni causati dal ritiro dal mercato dei phablet Galaxy Note 7 e di riorganizzare in profondità la società sud-coreana.
Nelle ultime settimane, diversi analisti e i media hanno criticato il comportamento assai discreto di Lee Jae-yong e il suo silenzio sulla vicenda del Galaxy Note 7. I phablet che prendono fuoco quando sono collegati al caricabatterie, sono una delle peggiori crisi nella storia del gruppo Samsung.
Nessun intervento, nessuna scusa e nessuna spiegazione ai clienti. Jay Y, come viene chiamato nei corridoi della società, è del resto poco noto al pubblico. Negli ultimi anni, i media hanno potuto fargli pochissime foto. Divorziato ma assai presente accanto ai due figli, pratica il golf e l’equitazione e la sera non frequenta i club alla moda.
“Fa parte degli impresari aristocratici che non si mostrano mai in pubblico, ma che dalle retrovie controllano ogni cosa – spiega Geoffrey Cain, che sta terminando di scrivere un libro sul gruppo Samsung.
Chang Sea-Jin, professore di strategia e autore del libro Sony vs Samsung, ricorda che “Jay Y non è il padrone della divisione di telefonia mobile, né il Ceo di Samsung Electronics. Non ci si deve aspettare che rappresenti queste funzioni. Gestisce la cosa alla moda coreana, ossia con umiltà, non si mette in primo piano, dato che suo padre Lee Kun-hee è il presidente in carica, anche se si trova in ospedale.”
Ufficialmente, Lee Kun-hee è in convalescenza. Il patriarca di Samsung ha ereditato la società nel 1987 e l’ha trasformata in un gigante che genera una cifra d’affari di 275 miliardi di euro l’anno. E’ stato colpito da infarto e si dice sia in coma da mesi.
Anche se non si è presentato di fronte ai clienti, Lee Jae-yong ha gestito direttamente la crisi dei Galaxy Note 7. E’ lui che ha deciso, in accordo con il responsabile della divisione mobile, di far richiamare in fabbrica, in settembre, 2.5 milioni di apparecchi, le cui batterie erano sospettate di surriscaldarsi al punto da prendere fuoco.
Un’iniziativa che denota un cambiamento di attitudine. Sino a qualche anno fa, Samsung avrebbe esitato a riconoscere il problema e non avrebbe mai accettato una decisione tanto radicale. Jay Y è sicuramente uno dei principali artefici di questo cambiamento.
Il progetto Note 7 è stato completamente abbandonato, perchè gli ingegneri di Samsung non sono riusciti a risolvere il problema. Il difetto è ben più complesso di quanto si pensasse all’inizio. E’ necessario trovare una risposta rapida, per evitare nuovi problemi quando verrà presentato il prossimo nuovo apparecchio.
Per il momento, nessun analista parla di crisi sistemica. Tutti puntano su una ripresa dei profitti di Samsung Electronics. Sul lungo termine, l’impatto delle mancate vendite del Note 7 dovrebbe essere minimo.
(Fonte : business.lesechos.fr)