Ben detto, Avvocato, parole sante! Ma saranno ascoltate? Temiamo di no. Se in quarant’anni – ai nostri occhi la deriva è incominciata negli anni Settanta – non si è ottenuto nulla, ci vorrebbe un “miracolo del Terzo millennio” per far sì che la musica cambi. La RSI resterà quello che è diventata, una cittadella inespugnabile, quanto all’ideologia e al culto del “politicamente corretto”, e quanto alla gestione del potere. Poco vale privilegiare il direttore rispetto al presidente (il socialista rispetto al democristiano). Poco vale sperare in un mutamento, interpretando in un’ottica positiva certe “predisposizioni all’ascolto”. Come ha osservato Fabio Pontiggia nel corso di un evento all’USI, “lui” sarà sempre un tribuno, per l’eccesso di zelo del gaglioffetto di turno, o per un preciso ordine dall’alto.

Pedrazzini e Biscossa incorrono poi a mio avviso in un errore concettuale. Vedono la CORSI come un club di ultrà, mansueti nei modi ma pur sempre impegnati a fare un tifo scatenato per la squadra del proprio cuore: la RSI. Tifo anche per i pluriquotidiani interventi in riunioni e media di de Weck. Ammirevole l’impegno di quest’ultimo che non si risparmia, coadiuvato in Ticino da un Canetta ormai «senza filtri». L’azione di marketing e di immagine per il direttore è anche comprensibile ma ha un modesto impatto sul problema di fondo: la frattura esistente nel Paese a proposito di RSI. Nel caso di grave inefficienza dell’informazione della RSI dimostrata all’occasione degli attentati terroristici di Parigi e Nizza la CORSI è intervenuta in rappresentanza degli utenti? Se sì, questo è un caso dove la trasparenza senza alcun filtro è utile. La CORSI, abbandonando il ruolo del «fan», dovrebbe attivarsi nel contatto anche in forma privata con i rappresentanti di quelle larghe fasce della popolazione che si trovano in posizione critica, cercare di non aprioristicamente contestare l’esistenza di un malessere che sostanzialmente si concreta nello squilibrio ideologico tra RSI e Paese reale, ma di capirne le ragioni. De Weck, più sottile, ha incontrato ad esempio i rappresentanti della Lega, incontro al quale non presenziavano né Canetta né esponenti della CORSI. Come mai? Perché queste iniziative anche per risanare la spaccatura esistente non le prende anche la CORSI?
La frattura nel Paese esiste e non verrà risanata mettendo al bando chi critica sospettandolo di secondi fini o di partito preso. Addurre quale scusa che tanto ci sarà sempre qualcuno a cui la RSI non piacerà è poco dignitoso. La vicepresidente Biscossa a giusta ragione ritiene che quello che può fare la CORSI è importante. Ma dovrebbe uscire da una visione «propagandistica» e di organizzazione di conferenze che ormai hanno perso molto in attrazione (non solo quelle CORSI). È indispensabile tentare il raccordo con le forze critiche, trovare soluzioni alle richieste di equilibrio e rappresentanze di pluralità di voci, tranquillizzare su eccessi burocratici e su costi, cercare di capire e di costituire un fronte unico (ma non a senso unico) per la difesa degli interessi culturali del Ticino (e del contributo economico dovutoci) anche tramite RSI. Funzione importantissima, a condizione di volerne assumere la responsabilità.