Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Il comunicato non impegna la linea del portale.
Su uno specifico punto non ci sentiamo di dar torto all’ MPS. Agli avversari della vittoriosa iniziativa va bene TUTTO purché non si faccia NIENTE.
* * *
La ragioni alla base di questo atteggiamento sono presto dette: fautori dell’iniziativa (UDC, Lega) e contrari (PLRT, PPD, etc.) non vogliono in realtà combattere il dumping. Pensano infatti che una spinta verso il basso dei salari sia assolutamente necessaria per, usando le loro tradizionali espressioni, far sì che il Ticino resti “competitivo”. Mai si sognerebbero di “mettere i bastoni tra le ruote” al padronato e alle loro imprese, impegnati in una messa in concorrenza dei lavoratori della quale il dumping è il risultato finale. E per realizzare questa messa in concorrenza un forte offerta di manodopera è una condizione fondamentale.
Così, dopo l’esito del voto, l’UDC e i suoi amici della Lega non sanno più che pesci pigliare. Certo, perché per poter fare anche poche delle cose che loro hanno proposto che lo stato faccia (ad esempio impedire dei licenziamenti di sostituzione), dovrebbero proporre di modificare le leggi di questo paese, in particolare di modificare quelle leggi che di fatto impediscono che qualsiasi licenziamento abusivo (e licenziare qualcuno per sostituirlo con qualcun altro pagato molto meno – qualsiasi sia la sua nazionalità- è un vero e proprio abuso) possa essere revocato.
Senza misure concrete di questo tenore, le proposte dell’UDC, dal quella approvata il 9 febbraio di due anni fa a quella approvata il 25 settembre in Ticino, non sono altro che strumenti di propaganda xenofoba e filo-padronale, tese ad accrescere la divisione e la concorrenza tra i salariati, impedendo così la nascita di qualsiasi sentimento di solidarietà e di unità decisivo per qualsivoglia mobilitazione in difesa dei propri interessi.
Quanto agli altri partiti di governo, il loro obiettivo è tentare di bloccare il consenso elettorale e popolare che UDC e Lega cercano di alimentare con queste campagne; da qui la loro volontà di non far nulla, ribadendo sostanzialmente l’inapplicabilità – nel quadro giuridico esistente – delle proposte leghiste, per metterne in luce il carattere puramente propagandistico e strumentale.
Da qui il balletto vergognosi dei rinvii per la costituzione della commissione o del gruppo che dovrebbe fare delle proposte di attuazione. La prossima puntata del balletto sarà il 7 novembre (a un mese e mezzo dall’accettazione dell’iniziativa) e poi, prima che questo gruppo si costituisca, passerà ancora altro tempo.
L’MPS aveva denunciato, durante la campagna di votazione a sostegno della propria iniziativa “Basta con il dumping salariale in Ticino”, la volontà di questi partiti di non far nulla per combattere il dumping: gli avvenimenti di queste settimane non fanno che confermarlo.
È in questo contesto che l’MPS ha presentato, lunedì scorso, alcune proposte che riprendono la logica che avevamo sviluppato attraverso la campagna e l’iniziativa “Basta con il dumping salariale in Ticino”. Proposte che, pur rifiutando la logica xenofoba di “Prima i nostri”, permetterebbero di fare concreti passi avanti nella concretizzazione di alcuni suoi aspetti e quindi nella lotta al dumping. Proposte che, al momento, sono le uniche sul tappeto; mentre gli altri disquisiscono da ormai quasi un mese su problemi di ordine procedurale.
L’MPS formulerà, nelle prossime settimane, ulteriori proposte che vanno nella stessa direzione di quelle già presentate.
Movimento Per il Socialismo
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Tutti sappiamo che nelle società totalitarie il principio che le regge e indiscutibile, semplicistico e costoso in termini di vite umane sacrificate. Tutto risulta chiaro e dichiarato: coloro che non condividono integralmente il principio fondante sono condannati all'ubbidienza acritica oppure a una resistenza autodistruttiva. Che si tratti di socialismo scientifico oppure di eugenetica razziale, tipici del secolo scorso, oppure di liberismo mercantile contemporaneo, ci troviamo comunque confrontati con ideologie integraliste, che si prendono il diritto di imporre a tutti gli effetti della loro follia. Il mercantilismo contemporaneo ha sostituito il pensiero unico oppressivo con una strategia elegante e (molto) efficace: l'alternanza impossibile. Tutto viene affidato a una politica recitata, alla propaganda mediatica e all'industria dell'intrattenimento informativo (la già definita società dello spettacolo di Debord) che si attivano alla costruzione di uno spirito del tempo definito da valori cardine quali "libertà e crescita" (apparentemente anti autoritari) che presenta tuttavia i tipici sintomi della della dittatura perché non lascia intravvedere alternative praticabili. È così in nome della "libertà e della crescita" si impone un'ubbidienza assoluta proattiva. E la gente quando può si oppone, alla maniera della gente. Come recita un adagio egizio: gli uomini hanno sete di giustizia, gli dei (o quelli che si credono tali) chiedono inutili sacrifici. Quasi una fatalità.