Con grande probabilità il prossimo 26 novembre il progetto di Parco nazionale Adula verrà bocciato dalla popolazione residente nei comuni interessati.
In sedici anni di discussioni ci sono state troppe contraddizioni, cambiamenti vari di dirigenza e la gente ha finito col non riconoscersi in questo progetto. Sedici anni per una progettazione sono troppi! Qualcosa non è andato.
E dopo la bocciatura cosa succederà? A quel momento i Bleniesi potranno dire la loro. Sarà l’occasione per definire un vero progetto condiviso. Infatti né la Confederazione, con in prima linea l’Ufficio federale dell’ambiente, né il Cantone, con la Sezione dello sviluppo territoriale, molleranno. D’altro canto restano solo due progetti di parco nazionale, Adula e Locarnese, avendo tutti gli altri candidati confederati nel frattempo rinunciato. Anche il dopo Cevio insegna.
Le modalità con cui i promotori hanno gestito il dossier parco danno più adito ad un tentativo di esproprio dall’alto dell’intera regione che ad una condivisione. È il difetto di questi Uffici che diffidano delle capacità artigianali e di convivenza tra uomo e natura presenti sul territorio e quindi non si interessano delle esigenze di tutti i giorni delle persone che vi vivono e lavorano. Al posto di litigare per la zona nucleo, che di regola è fruibile pochi mesi l’anno, ci si dovrà concentrare sul fondovalle.
Per avere vere ricadute da un tale progetto, l’intera Valle dovrebbe avere a disposizione infrastruttura, alloggi che al momento sono troppo carenti. Sarebbe quindi ora che le varie promesse inizialmente fatte dai promotori del parco venissero anche realizzate. Il fondovalle bleniese è ricco di rustici che, con la regolamentazione federale e cantonale, non si sa di che sesso siano. Insomma non possono essere trasformati in alcun modo. Dovranno cadere? Eppure sono quasi tutti già urbanizzati (strade, elettricità, acqua…) essendo stati usati anche a scopi agricoli e altro, e al momento sono perlopiù pseudomagazzini.
Con chiare regole e veri collegamenti sostenibili, non d’intralcio alle altre attività, potrebbero diventare una rete caratteristica di piccoli alloggi. Insomma i 5 milioni andranno utilizzati nel fondovalle e non per mettere dei ranger (semmai saranno le organizzazioni alpinistiche a fare la scelta) o per pericolose operazioni chirurgiche come isolare le vecchie case nei nuclei. Dovranno essere i principali attori presenti sul territorio ad usufruire di queste risorse finanziarie, che siano enti pubblici, privati, artigiani o altro. Non dimentichiamo che la bellezza e attrazione della regione comincia dal suo fondovalle e che la vitalità deve essere in primis sul fondovalle e di chi vi risiede e lavora se vogliamo trattenere visitatori più giorni e generare vitalità! La Valle di Blenio ha tutte le premesse per un vero successo che parta dal basso: paesaggio, territorio gestito, campagne, corsi d’acqua, artigiani, cuochi, gerenti, agricoltura, nuclei, ville degli emigranti, beni culturali, rustici, centri invernali. Peccato che i promotori del progetto parco abbiano visto tutto quanto in modo diffidente e non abbiano voluto integrarli e riconoscergli i ruoli. Non ci hanno creduto? E peccato che agli Uffici coinvolti un tale sviluppo non interessi.
Cleto Ferrari, Gran Consigliere Indipendenti
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