Questa volta, la storia del migrante ve la racconto io
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Il “dibattito” (un eufemismo?) sui migranti assume spesso toni isterici. Ma ho trovato ieri sul Mattino questo articolo – che riproduco con il consenso della testata – nel quale il consigliere di Stato Norman Gobbi spiega in modo pacato, puntuale e comprensibile a tutti la situazione di emergenza alla quale siamo confrontati.
NOTA. La frase (ai miei occhi) più incredibile – non che io dubiti della sua veridicità – l’ho evidenziata in grassetto.
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L’anno scorso abbiamo seguito la situazione in Grecia: ancora oggi decine di migliaia di persone sono bloccate in campi profughi che non sono certo adeguati a sostenere i bisogni del numero di migranti che ospitano. Quando la rotta dei Balcani è stata chiusa, poiché alcuni Paesi non volevano più accogliere migranti, il flusso si è concentrato verso l’Italia. Un altro paese Europeo con la sola colpa di affacciarsi sul Mediterraneo si è trovato a gestire migliaia di migranti in arrivo sulle sue coste.
Ripartizioni inesistenti
Quando i migranti vengono tratti in salvo dal mare, e portati negli hotspot della penisola, dovrebbero essere ripartiti nei paesi dell’Unione Europea, secondo un accordo sancito lo scorso anno. Ma questo non succede, e i paesi accoglienti come l’Italia – che oltretutto devono far fronte già a diversi problemi interni – si devono accollare tutti i problemi. Ciò che è stato scritto su carta, che sembrava semplice e funzionale, in realtà ha fallito miseramente. O forse è abilmente fallito, infatti i Paesi dell’Unione Europea, una volta di più, dimostrano di essere solidali solo laddove conviene esserlo. L’esempio a dimostrazione di questo fatto lo si trova proprio nella gestione di un altro capitolo del viaggio dei migranti: quello dei viaggi con i barconi! In quell’ambito la collaborazione funziona e tutti portano il loro contributo per fare in modo che gli sbarchi siano contenuti, per quanto questa parola poco rappresenta il numero di migranti che arriva sulle coste italiane. È quando i migranti devono prenderli in casa, per dare ossigeno all’Italia, o semplicemente per osservare gli accordi che loro stessi hanno sottoscritto, che i Paesi dell’UE fanno orecchio da mercante.
Sovraffollamento
Ma continuiamo con il viaggio dei migranti. Viaggiano lungo tutta l’Italia e arrivano a nord. C’è sovraffollamento. La situazione diventa complessa. Migliaia di persone, tra Milano e Como, si accalcano al confine italo-svizzero. Quando raggiungono Como, hanno la possibilità di chiedere asilo in Svizzera, vengono accompagnati dalle guardie al Centro di registrazione a procedura di Chiasso, dove, sotto la responsabilità della Segreteria di Stato della migrazione, viene valutata quindi la loro domanda.
I migranti che non vogliono chiedere asilo e non hanno i documenti, secondo la Legge sugli stranieri, sono considerati degli illegali ed entrano nella procedura di riammissione semplificata in Italia. Se la riammissione non è possibile entro la mezzanotte orario dopo il quale la Polizia di frontiera italiana non ha più la possibilità di riammetterli sul loro territorio – vengono accompagnati nel nuovo Centro unico temporaneo predisposto a Rancate, dove il Cantone garantisce loro un soggiorno dignitoso sul territorio ticinese, di rifocillarsi e di trascorrere la notte sotto un tetto. Il giorno dopo vengono riaccompagnati dalle Guardie di confine alla frontiera, affinché siano riammessi in Italia.
Più uomini alla frontiera
In Ticino ci siamo preparati da tempo sapendo che – volenti o nolenti – ci saremmo ritrovati in mezzo. Abbiamo portato più uomini alla frontiera, per aiutare le guardie già impegnate a Chiasso. Abbiamo trovato una soluzione e grazie all’impiego dei militi dell’esercito e della protezione civile, e siamo riusciti in pochissimo tempo, a creare una struttura che potesse ospitare in un ambiente adeguato, nella struttura di Rancate, gli illegali che devono passare la notte sul nostro territorio, portandoli lontani dai centri abitati. Domani ricominceranno le scuole, e il centro di Rancate è ideale per una situazione che sarebbe dovuta rimanere eccezionale ma che è diventata quotidianità, perché di tutti i migranti che passano il confine italo-svizzero, i due terzi, quindi la stragrande maggioranza, non intende fermarsi in Svizzera. Alcuni di loro tenta più volte di passare il confine, così da raggiungere l’obiettivo di depositare una domanda d’asilo nei paesi del nord (prima tra tutti, la Germania), ma non funziona così. Questo modo di procedere dimostra che non si sentono realmente minacciati, prerogativa fondamentale per ricevere l’asilo, perché, se sentissero la loro esistenza realmente in pericolo, la loro priorità sarebbe chiedere asilo, e non chiederlo in una determinata nazione.
Escamotage
L’escamotage allora diventa quello di chiedere asilo politico con l’intento di scappare durante la verifica della loro pratica. I dati ci indicano che oltre la metà dei richiedenti l’asilo si dà alla macchia e prima o poi la signora Simonetta Sommaruga, dovrebbe avere l’onestà di rendere pubbliche queste cifre, anche per far capire ai suoi compagni che presidiano la stazione di Como imboccando i migranti, che non forniscono loro un servizio, perché quando questi verranno fermati dalle autorità di altri Paesi, sempre sulla base di quegli accordi di cui i socialisti fanno finta di conoscere l’esistenza, verranno riportati in Svizzera, proprio laddove non vogliono stare. Non è che si usa la scusa dell’aiuto umanitario per egoistici motivi ideologici e politici? A pensar mal si fa peccato…
Norman Gobbi, consigliere di Stato, direttore del Dipartimento delle istituzioni
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