Primo piano

“Rico Maggi, io contesto le tue cifre, siamo al 7 % !” – di Lorenzo Quadri

Semplificando al massimo, ma senza sbagliare di molto, le posizioni avverse possono essere sintetizzate all’incirca così:

Fazione A contro fazione B: “Le vostre cifre sono un bidone a scopi politici e mascherano la realtà per esaltare la Libera Circolazione”

Fazione B contro fazione A: “Voi aizzate ed esasperate il malcontento, a scopi politici, e così facendo acquisite un pacco di voti”

Chi ha ragione? Ah, non domandatelo a me!

* * *

Disoccupazione in Ticino: la propaganda prosegue

Come ha dichiarato in una recente intervista il direttore dell’IRE Rico Maggi, in Ticino la disoccupazione viene usata per fare propaganda politica: sì, ma da parte di quelli che, come l’IRE e la SECO, pretendono di farci credere che “tout va bien, Madame la Marquise”. E questo per tirare ala Lcqua al mulino dei sostenitori della libera circolazione delle persone senza limiti.

La SECO con l’ennesima statistica farlocca dichiara ora che il tasso di disoccupazione nel nostro sempre meno ridente Cantone sarebbe del 3%. Si tratta evidentemente, per dirla con Maggi, di dati costruiti con lo scopo di fare politica. Il messaggio è chiaro: vedete, o ticinesi “chiusi e xenofobi”, che in regime di libera circolazione delle persone va tutto bene? Vedete che “bisogna aprirsi”? Vedete che la sostituzione di residenti con frontalieri è solo un’allucinazione collettiva?

E subito, come da prevedibile copione, gli spalancatori di frontiere saltano giulivi sul carro, preparato apposta per loro. Sicché nelle scorse settimane c’è stato un fiorire di commenti dai toni trionfalistici sullo stato del mercato del lavoro ticinese. Toni purtroppo fuori luogo.

Le cose stanno infatti in modo un po’ diverso. Solo per citare alcuni esempi:

  • il tasso di disoccupazione ILO (Organizzazione internazionale del lavoro) in Ticino è del 7% (altro che 3%);
  • i disoccupati ILO in Ticino sono 13’300, altro che i 5000 indicati dalla SECO;
  • il tasso di disoccupazione ILO in Ticino è passato dal 6.4% del quarto trimestre 2015 al 7% del primo trimestre 2016, altro che “disoccupazione in calo”;
  • In Ticino ci sono 9000 persone in assistenza, mentre nel 2010 erano 6000, e ad ogni aggiornamento si registra un nuovo record negativo;
  • i frontalieri in Ticino erano 37’500 nel 2006 ed oggi sono 62’500;
  • i frontalieri attivi nel terziario, quindi dove si sostituiscono ai residenti, sono aumentati di 20mila unità in 10 anni.

Però i burocrati della SECO, dopo aver raccontato la storiella che in Ticino non esiste né dumping salariale né sostituzione di frontalieri con residenti, insistono nel pretendere di farci credere che non abbiamo nemmeno un problema occupazionale: sono tutte montature politiche, ossia balle populiste, come ha dichiarato il direttore IRE Rico Maggi (ma non sarebbe stato meglio tacere?).

Purtroppo l’unica montatura politica sono le statistiche della SECO e le indagini manutengole dell’IRE (che è riuscita a far realizzare uno studio sul frontalierato in Ticino a ricercatori frontalieri per poi arrivare alla conclusione, ma guarda un po’, che “il problema non sussiste”).

L’obiettivo politico è evidente. Del resto è sempre il solito: fare il lavaggio del cervello ai cittadini. Far credere che non solo la libera circolazione senza limiti – ed in particolare senza preferenza indigena – sarebbe indispensabile, ma addirittura positiva per il Ticino. Invece non è né l’una né l’altra cosa.

Lorenzo Quadri, consigliere nazionale, Lega dei Ticinesi

 

Relatore

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