La Danimarca, con la sua popolazione di meno di sei milioni di persone, emerge come il paese più felice al mondo, secondo il World Happiness Report 2016; anche gli svizzeri, tuttavia, sembrano godere di un’ottima qualità della vita, posizionandosi al secondo posto nella classifica mondiale.
Gli esperti ritengono che il “segreto” della felicità danese risieda nella combinazione di un alto livello del Prodotto Interno Lordo, di buone aspettative di vita e di salute per la popolazione e di elevati livelli di sicurezza sociale per gli abitanti; si tratta di fattori che in buona parte i paesi scandinavi condividono con la Confederazione Elvetica.
La felicità degli abitanti, inoltre, non sembra essere intaccata in maniera rilevante dalle alte aliquote fiscali presenti nei paesi nordici. Le prime cinque posizioni della classifica della felicità sono dunque occupate, nell’ordine, da Danimarca, Svizzera, Islanda, Norvegia e Finlandia, mentre ad esempio gli Stati Uniti si collocano al tredicesimo posto e la Germania al sedicesimo.
All’altra estremità dello spettro, la Siria e il Burundi occupano le ultime posizioni, quali paesi meno felici tra le 157 nazioni oggetto di valutazione. Il Burundi è infatti un paese devastato dalla guerra civile e risulta essere il paese più povero al mondo. La Siria, d’altro canto, è anch’essa in preda ai disordini e ai conflitti interni.
L’economista Jeffrey Sachs, della Columbia University e co-autore del rapporto, ha dichiarato in proposito che la felicità e il benessere dovrebbero comparire nell’agenda di ogni governo, e che tali obiettivi dovrebbero essere raggiunti per mezzo di iniziative sul piano economico, sociale e ambientale.
L’economista ha inoltre ricordato che gli stessi obiettivi di sviluppo sostenibile sono strettamente legati al perseguimento del benessere della popolazione. Invece di concentrarsi unicamente sui dati della crescita economica, dunque, bisognerebbe adottare un approccio olistico, che promuova lo sviluppo di società prospere e giuste.