In previsione l’istallazione di una struttura unica per l’accoglienza temporanea dei migranti
Di fronte a simili notizie si resta sbalorditi e allarmati, ma subentra anche un sentimento di rassegnazione, come se questi sviluppi fossero ineluttabili, inquadrabili in una sorta di folle “normalità”. Persino la Destra sembra attonita e si comporta passivamente.
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Attualmente, il dispositivo “ACCO”, da tempo pianificato e messo in funzione dal Cgcf e supportato logisticamente dal Cantone Ticino, prevede l’alloggiamento dei migranti, al massimo per una notte, in una delle tre strutture protette della Protezione Civile (PCi), messe a disposizione in tre Comuni del Mendrisiotto. Tale dispositivo era inizialmente pensato per alloggiare fino a 150 ospiti unicamente durante il fine settimana e in maniera del tutto straordinaria. A partire dal 1. luglio l’apertura di queste strutture protette si è invece resa necessaria in modo permanente in ragione di un aumento delle richieste di alloggio. Da qui l’esigenza di trovare una soluzione sostenibile nell’ottica di una gestione costante d’importanti flussi giornalieri di migranti. A titolo d’esempio si può ricordare che negli ultimi 4 giorni si sono registrati oltre 700 nuovi arrivi e circa 400 persone hanno alloggiato per una notte nelle infrastrutture della PCi.
Questo aumento di richieste è dovuto a più motivi. Innanzitutto, come previsto dalle analisi svolte dal Dipartimento delle istituzioni, nelle ultime settimane si è rilevato un aumento importante degli arrivi alla frontiera sud. A complemento di ciò, e contrariamente a qualche settimana fa, si osserva inoltre che la tendenza fra i migranti è ora quella di passare dal nostro territorio a solo scopo di transito e con l’intento di proseguire verso il nord Europa. Se all’arrivo in Svizzera, coloro che presentano una richiesta d’asilo vengono presi a carico dai collaboratori della Segreteria di Stato della migrazione (SEM), le persone interessate a raggiungere i Paesi del nord Europa transitando in territorio elvetico vengono invece affidate alle preposte Autorità italiane. Questo secondo l’iter previsto dalla procedura di riammissione semplificata, così come stabilito dagli accordi internazionali. In questo caso, per via di questioni legate agli orari di apertura degli Uffici di competenza italiani, può succedere che migranti che devono essere consegnati alle Autorità italiane restino momentaneamente su suolo svizzero e vengano quindi ospitati in uno dei tre centri previsti dal dispositivo “ACCO”.
Al momento sono al vaglio diverse opzioni operative per la realizzazione in tempi brevi di una struttura unica capace di alloggiare i migranti in attesa di riammissione semplificata. In questo modo si potrà rispondere alla nuova situazione e semplificare questioni logistiche, di sicurezza e di relazione con la popolazione. Da parte del Canton Ticino è stata richiesta all’Autorità federale competente l’assunzione di parte delle spese supplementari per la realizzazione di questa struttura, che permetterà una riduzione dei costi di gestione rispetto all’attuale situazione.
Dipartimento delle istituzioni
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