Riceviamo e volentieri pubblichiamo, permettendoci (visto che siamo in casa nostra) un’unica osservazione. Tra le tante cose dette, la cosa essenziale i Verdi non la dicono (ahimè). La causa prima di questo disastro è la Libera Circolazione!
Sì, lo so che non si può dire.
* * *
Con il suo abituale ottimismo la Seco afferma che queste cifre “confermano che l’applicazione delle misure di accompagnamento riveste un’importanza particolare nelle regioni dove l’occupazione frontaliera è elevata”. In realtà confermano l’esatto contrario: il primo Contratto normale di lavoro in Ticino è stato decretato nel 2006 e ne sono seguiti altri 15 (uno è stato abrogato), ma resta il fatto che la differenza salariale aumenta. I salari minimi previsti dai CNL sono talmente bassi da non riuscire a fermare l’inarrestabile pressione verso il basso delle retribuzioni. La nostra iniziativa “Salviamo il lavoro in Ticino” che chiede l’introduzione di salari minimi dignitosi per settore e qualifiche è stata accettata in votazione popolare da quasi il 55% dei cittadini, ma ancora non c’è una legge di applicazione.
I salari stanno calando in molti settori, non solo quelli con manodopera poco qualificata o con una forte percentuale di frontalieri. Nel settore dell’informatica addirittura sono scesi di 1’640 franchi fra il 2008 e il 2014.
Le tante belle dichiarazioni su profili professionali inesistenti in Ticino e lavori che i residenti non vogliono fare si scontrano con la realtà dei fatti: i salari offerti non permettono di vivere in Ticino, e solo i frontalieri possono candidarsi per ricevere simili retribuzioni. Se questa tendenza al ribasso della condizioni lavorative e dei salari dovesse continuare, saranno sempre più numerosi i residenti esclusi dal mondo del lavoro e quelli obbligati a ricorrere agli aiuti sociali per arrivare a fine mese anche se hanno un impiego.
Per bloccare il degrado del mondo del lavoro non bastano le dichiarazioni di intenti o le campagne di sensibilizzazione delle aziende, dobbiamo agire e subito e garantire salari dignitosi a chi vive e lavorano in Ticino. Ma dignitosi davvero!
I Verdi del Ticino
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Cari Verdi del Ticino,
l’epilogo presupposto, anche magari solo immaginato, per tentare di dare un senso politico al capovolgimento in atto in questo inizio del ventunesimo secolo, si fonda sull’idea teoretica di una riorganizzazione ridistributiva della ricchezza prodotta, così da poter essere offerta all’intera popolazione planetaria.
Si assume il concetto che il grado di disuguaglianze sociali ed economiche attualmente presenti sul pianeta si fondano su basi storiche e geopolitiche ormai obsolete. Uno dei capisaldi di questo processo, oltre quello di chiederci di accettare il nuovo paradigma, sta anche nel NON riconoscimento della legittimità dei contesti protetti. Cioè quegli ambiti dove i “fondamentali” di una accettabile condizione sociale sono ancora parzialmente garantiti.
L’idea di fondo oggi sottintesa esige invece una ridistribuzione su basi individuali. Quindi la libertà di circolazione delle genti, delle merci e del… capitale diventa dogma. Una dottrina che ha dei risvolti anche idealistici. Si possono scorgere tuttavia degli… effetti collaterali.
Prima di tutto il fatto che le “obsolete” conquiste sociali non sono altro che il patrimonio ereditato da precedenti lotte condotte e parzialmente vinte dalle generazioni che ci hanno preceduto. Inoltre, e lo si vede bene nei paesi anglosassoni, si è di fronte alla disintegrazione del ceto medio, oggi rimasto senza potere contrattuale.
Quindi ecco realizzata la condizione esistenziale necessaria a quel neo-liberismo economico basata sul consolidamento di un nuova schiavitù globalizzata. Un patrimonio ormai… sconfinato: perché ci sarà sempre qualcuno disposto, pur di sopravvivere, ad autoridursi i propri diritti più di qualcun altro, alimentando un’involuzione al ribasso fino a conseguenze per noi probabilmente inammissibili.
Un saluto cordiale