È scomparso sabato scorso all’età di 87 anni, in seguito ad una lunga malattia, Elie Wiesel, premio Nobel e sopravvissuto all’Olocausto. La sua figura è stata definita da Obama come la coscienza del mondo; il presidente uscente USA ha ricordato l’importante ruolo svolto da Wiesel come memoria vivente e voce autorevole contro le ingiustizie nel mondo.
Leader mondiali e personalità del mondo della cultura hanno ricordato con stima e affetto la figura di Wiesel, lodandone la resilienza e il coraggio.
Nato nel 1928 in Romania, Wiesel era uno scrittore e attivista politico negli Stati Uniti, professore all’università di Boston e autore di decine di opere, una delle quali, dal titolo “La notte” (1956), è basata sulla propria esperienza di prigioniero nei campi di concentramento di Auschwitz e Buchenwald.
Wiesel, infatti era stato deportato ad Auschwitz assieme alla propria famiglia quando aveva quindici anni, nel 1944; fu poi trasferito a Buchenwald nel 1945 e lì si trovava quando fu liberato dagli alleati. Suo padre era morto in prigionia sei mesi prima. Wiesel riuscì a sopravvivere perché un altro dei prigionieri mentì sulla sua età, dichiarando che egli aveva 18 anni, abbastanza per poter lavorare.
Dieci anni dopo la liberazione, ruppe il silenzio sull’olocausto pubblicando appunto “La notte”, opera che fu tradotta in più di trenta lingue. Nel 1986 fu insignito del premio Nobel per la pace. Il comitato del Nobel lo definì una importante guida spirituale, nonché un messaggero per l’umanità intera.
Tornato sul sito di Buchenwald nel 2009 per una visita ufficiale, Wiesel aveva auspicato maggiori sforzi per il raggiungimento della pace nel Medio Oriente, rivolgendosi sia al presidente USA Barack Obama sia alla cancelliera tedesca Angela Merkel.
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