Ha creato tensione sulla scena politica luganese il tema delle nomine nel Consiglio direttivo del LAC, ente autonomo di diritto comunale. La decisione, inizialmente prevista all’ordine del giorno per la seduta del Consiglio comunale di lunedì prossimo, è stata poi fatta slittare in autunno per avere più tempo per cercare un accordo.
Al momento, tuttavia, la politica cittadina appare spaccata sul nome dell’ex vicesindaca. In seno all’Esecutivo, infatti, sono sorte perplessità riguardo al tipo di Consiglio direttivo che si vuole istituire. Già tre dei cinque posti totali sono infatti assegnati statutariamente: uno al municipale responsabile della cultura, Badaracco, uno a quello delle finanze, Foletti, e uno al direttore del Dicastero cultura, Sganzini.
Si discute dunque se sia opportuno o meno assegnare anche gli altri due seggi a dei politici o se non sia meglio piuttosto puntare su figure di tecnici, vale a dire esperti di gestione finanziaria. Il PLR continua a sostenere pienamente Masoni, anche dopo lo scoppio delle polemiche, in ragione dei dodici anni di esperienza maturata dall’ex municipale a partire dalla posa della prima pietra del LAC.
D’altro canto, tuttavia, la Lega dei Ticinesi si è espressa chiaramente, sulle pagine del Mattino, in favore di un’esclusione di Masoni dalla direzione del LAC. Secondo la Lega, infatti, questa nomina sarebbe equivalente a mettere sotto tutela il capo del Dicastero cultura Badaracco; Masoni sarebbe troppo ambiziosa e, dopo aver lasciato il Municipio, non vorrebbe rassegnarsi a non avere un ruolo primario nella gestione dell’Ente. La Lega sostiene inoltre che, se Masoni entrasse nel CdA del LAC, l’ente si troverebbe ad essere sotto una direzione costituita quasi unicamente da esponenti del PLR.
Bisogna tuttavia considerare che è anche possibile che si giunga a una soluzione alternativa. Lo statuto del LAC prevede infatti la possibilità che i cinque membri eletti nel suo organo direttivo possano cooptarne altri, fino a un massimo di quattro; gli spazi di manovra per trovare un accordo non sono dunque così limitati.
Costanza Naguib
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