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Essere o non essere questo è il dilemma – di Michael Sfaradi

Più che ‘essere o non essere’ il dilemma di Benjamin Netanyahu è ‘fare o non fare’, e , nel caso, cosa fare. (da linformale.eu)

All’indomani del funerale di una ragazzina di 13 anni, Hallel Yaffa Ariel, massacrata ieri mattina da un terrorista arabo palestinese di poco più grande di lei che, dopo essersi intrufolato in casa sua l’ha aggredita nel sonno e l’ha uccisa con 17 coltellate, e dopo una giornata in cui ci sono stati due attentati terroristici, anche se i media internazionali sembra che non se ne siano accorti e quelli che lo hanno fatto li hanno travisati, politicamente parlando al Primo Ministro israeliano non possono più bastare i soliti discorsi imbottiti di accuse e minacce contro i mandanti di questa nuova ondata di violenza.

Minacce che nella maggioranza dei casi rimangono tali.

Considerando poi che tutto questo avviene dopo il discorso che Abu Mazen ha tenuto a Bruxelles, discorso durante il quale ha addirittura riesumato l’antica accusa dell’avvelenamento da parte degli ebrei dei pozzi dell’acqua, con tutti i presenti, la lady Pesc Mogherini era in prima fila, a battere le mani fino a spellarsele, la sensazione che si respira, anche se in pochi hanno il coraggio di ammetterlo, e che questa recrudescenza di violenza da parte palestinese goda ormai dell’appoggio palese da parte dell’Europa.

In Israele però l’asticella della pazienza ha da tempo raggiunto i limiti di guardia e la gente non solo vuole più sicurezza ma anche azioni, politiche e non, che mettano in chiaro con amici e nemici che lo Stato Ebraico non è più disposto a sopportare e che se le autorità palestinesi, Hamas a Gaza o Fatah in Cisgiordania, non faranno la loro parte per prevenire nuovi attacchi terroristici dovranno pagarne le conseguenze.

Anche se Netanyahu ha la fama di essere un falco negli ultimi otto anni, con Obama alla Casa Bianca che ha stravolto tutte le alleanze, si è di fatto comportato come una colomba dalla pazienza infinita.

La politica che ha fin qui tenuto lo ha lentamente portato in una gabbia che si trova tra l’incudine europea e americana che gli tengono le mani legate impedendogli di ordinare azioni preventive o dissuasive, e il martello delle destre che se dovessero far mancare il loro appoggio farebbero cadere il governo con conseguenze imprevedibili.

Bibi si trova ora nella scomoda posizione di dover intervenire duramente nei confronti di chi da troppo tempo fa propaganda di odio e terrore, altrimenti non si spiegherebbe come mai un ragazzino di diciassette anni dovrebbe ammazzare a coltellate una sua quasi coetanea, e di doverlo fare senza alterare troppo gli animi di un’Europa drogata di ‘politicamente corretto’ o di un Presidente USA che aspetta solo il motivo per dare la sua spallata finale prima delle elezioni di novembre.

Il classico pugno nel guanto di velluto.

Proprio mentre sto scrivendo arriva la notizia di un ennesimo attentato nella zona di Hebron: un cecchino palestinese ha sparato verso una macchina civile di passaggio su una strada a scorrimento. Il conducente è morto sul colpo e l’automobile, ormai senza controllo si è ribaltata causando il ferimento di quattro persone che erano a bordo, due delle quali versano in gravi condizioni.

Anche alla luce di questo nuovo fatto di terrore, di cui probabilmente vi parlerò in seguito e in maniera più dettagliata Netanyahu ha l’obbligo di pensare alla sua gente prima di pensare all’Europa o agli USA e prima che il popolo che lo ha votato si senta tradito e lo rimandi a casa.

Le elezioni politiche anticipate potrebbero essere molto più vicine di quello che oggi possiamo prevedere e considerando che alla gente che vuole tranquillità e sicurezza dell’Europa o di Obama, ormai appiattiti su posizioni ostili, non importa molto, e vedere alla televisione la madre del terrorista, che ora prenderà un bel mensile dall’ANP finanziato con i soldi degli aiuti europei, elogiare il figlio mentre una bambina di tredici anni finiva a un metro e mezzo sotto terra di certo non aiuta.

Se le cose non dovessero cambiare, e anche rapidamente, ci ritroveremo sicuramente con i mano dei risultati che potrebbero consegnare lo Stato nelle mani dei ‘Falchi’, quelli veri, con conseguenze che potrebbero essere drammatiche.

Michael Sfaradi

Relatore

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  • Terrificante la mentalità di queste persone che dopo 50 anni di terrorismo che non è servito ad altro che a rinviare la soluzione dei problemi pensano ancora di poter trovare soddisfazione assassinando una povera tredicenne innocente.
    Ma c'è anche una cosa che non può piacere, e mi scusi il Signor Sfaradi: che Israele continui a permettere la costruzione di insediamenti di suoi coloni su territori che non sono suoi.

    • ...e chi lo ha detto che i territori non sono i suoi!!! Non è affatto una provocazione ma un dato di fatto ignorato. Dal 29 settembre 1923 è diventato operativo e mai abolito il "mandato di palestina" articolato nei contenuti il 24 aprile 1920 con la conferenza di San Remo e ribadito nell'agosto del 1920 con il trattato di Sevres. La società delle Nazioni ha votato questo documento in modo non unanime rendendolo operativo nel 1923. Nel dicembre 1924 gli Stati uniti hanno voluto, firmando una convenzione con l'Inghilterra, fare un totale endorsement del mandato di palestina. Nel trattato si specifica come il territorio dal Giordano al mare mediterraneo sia assegnato al popolo ebraico per la creazione di uno stato ebraico con la partecipazione degli ebrei residenti e con la facilitazione dell'immigrazione ebraica dall'esterno. Gli ebrei allo scopo, potevano stanziarsi in ogni zona del territorio assegnato. A ogni altra popolazione non ebraica venivano garantiti diritti religiosi e civili, riservando ai soli ebrei i diritti politici. Quando ONU ha rimpiazzato la Società delle Nazioni, con l'articolo 80 del suo charter si prendeva carico di tutte le decisioni prese dal precursore ivi compreso mpreso il mandato di palestina. Il vile comportamento inglese che come potenza mandataria doveva gestire e favorire quanto contenuto nel mandato, ha impedito questa realizzazione ma il mandato stesso è ancora attivo e valido...anche dopo la risoluzione 181/1947 di partizione, rifiutato dagli arabi. Allora, che ne facciamo della frase "...territori che non sono i suoi"???

      • Egregio Signor Di Segni,

        prendo nota delle Sue considerazioni, per me sorprendenti, visto che Lei stesso ammette che si tratta “di un dato di fatto ignorato”. Ma guardi che la gente giudica sulla base di quel che riesce a sapere o a intuire, traendone poi le debite conclusioni. Non riesco a credere che uno stato come Israele non sia in grado di portare alla conoscenza di tutti un suo diritto che addirittura risale agli anni 23-24. Del Suo scritto prendo nota, ma i miei dubbi e perplessità rimangono. Cordialmente

        Gianfranco Soldati

        • Verificare leggendo i documenti relativi non è affatto difficile, basta volerlo. Una rapida ricerca su internet e l'agevole lettura dei documenti eliminerà ogni dubbio.

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